Per colpa di chi? – Zucchero


oh e intanto Zio Rufus sta
coi suoi pensieri in testa
portando in giro la vita a fare la pipì

X colpa di chi chi chi chi chichichirichi
stanotte voglio stare acceso
e dire sempre di sì

Ci sono canzoni che, come il buon vino, si devono lasciare decantare fino a quando il loro significato traspira da tutti i pori. Per colpa di chi appartiene a questa categoria.

La prima volta che l’ho ascoltata ho pensato, ma dove ho messo gli occhiali? Avevo bisogno di leggerne il testo per comprendere di più. Una volta letto, mi sono chiesto, che cosa vuole dirci l’autore? È stato sottoposto a elettroencefalogramma?

Con queste domande in testa me ne sono andato a dormire, lasciando che le parole del brano si attaccassero alle mie cellule e crescessero con esse.

Settimana scorsa, ringalluzzito dall’aver constatato che mi sveglio ancora la mattina con quel certo vigore maschile, mi sono tornati in mente dei passi di quella canzone. Il tempo non ha colmato il divario, le domande erano ancora quelle di anni prima, il senso non pervenuto.

Ho deciso di chiamare Oreste Tromba Lagrange, che oltre a essere un mio grandissimo amico è un fine musicologo e appassionato di psicoterapia per insetti con disturbi dissociativi dell’identità.

“Oreste, non ci capisco niente. Chi è lo zio Rufus e perché porta la vita a fare la pipì?”. Il momento di silenzio mi sembrava troppo lungo e infatti dopo dieci minuti ho iniziato a sentire un russare in sottofondo. Questo è quello che mi ha detto quando si è ripreso dal sonnellino.

Il nome Rufus, all’incontrario, è Sufur ed è su questi dettagli che l’analisi interpretativa si deve soffermare. Alla domanda su che cosa significasse Sufur, però, mi ha risposto sbuffando. Lo zio Sufur soffre di problemi di vescica e non solo. Infatti, si avvita per fare la pipì.

Qui ho espresso il mio disaccordo, facendogli presente che il testo è piuttosto chiaro, e pure il cantato, ma Oreste mi ha accusato di ascoltare con orecchie da mercante.

La canzone è cantata da un gallo che crede di essere un semaforo e lo afferma in modo ripetuto, perché repetita iuvant. A quel punto mi sono commosso, perché l’interpretazione del testo unita alla fine indagine psicologica del Tromba Lagrange  ha fatto emergere l’evidente dismorfismo corporeo del gallo.

Prima di ringraziarlo, ho dovuto chiederlo. Dovevo, altrimenti mi sarebbe ronzata in testa in continuazione. “Scusa, ma lo zio Sufur? Cosa significa?” “Rufus all’incontrario, no?”. Capolavoro.

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