Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti (marzo 2022) è puramente intenzionale.
Vi ricordate di Patpuding? È l’amico immaginario di D. Un peluche, forse. Un coniglio, certamente. Ha cinque anni, dieci, diciotto, centocinquanta. I suoi genitori sono più giovani di lui, forse sono coetanei, peccato, sono già morti.
Patpuding fa un sacco di cose. Spesso, però, non fa niente, e se vedo dei vestiti buttati per terra, so già di chi è la colpa. D.mi ha detto che quando sarà più grande andrà a vivere insieme a Patpuding a Milano, anzi a Zurigo, no, in un appartamento dentro il nostro appartamento.
E quando gli ho domandato, ma come farete a mantenervi, e avergli spiegato il significato della parola “mantenersi”, mi ha risposto che Patpuding non deve fare niente se non vuole e allora mi son detto, guarda che fortuna, che mio figlio si è trovato un amico immaginario ereditiero. Insomma, non è che si sappia un granché di questo peluche, ma da ieri sera ne sappiamo qualcosa in più.
Ora di cena. Dopo aver infilato i bambini sotto la doccia, lavati tipo Rambo alla centrale di polizia, asciugati, centrifugati, ammorbiditi, vestiti e piazzati dieci minuti davanti alla televisione (sì, e allora? Cucinate voi con tre babbuini che saltano, urlano, invadono la Polonia e mi scatenano una guerra mondiale in centocinque metri di appartamento), ci ritroviamo come per magia tutti al desco, a guardarci negli occhi e a tenerci per mano.
“Chi è che ha sganciato? Per piacere, non a tavola. Ci volete uccidere?”
Aero la stanza e ricomincio a respirare.
“Ehm… papà?”
“Mangia, D.”
“Ma devo dirti una cosa”
“Ma il tuo piatto si raffredda”
“Ma è importante. Per piacere, per piacere”
“Va bene, cosa c’ è”
“Ehm… Patpuding…”
Ah.
“Sì?”
“Patpuding ha preso la cittadinanza cinese”
Per un istante lo spazio tempo collassa e a fatica J. e io reprimiamo una chilata di risate che sta cercando di impossessarsi dei nostri corpi.
“Non sapevo che Patpuding avesse fatto richiesta della cittadinanza cinese”, ribatto.
“Sì”
“E come mai proprio la cittadinanza cinese?”
“Perché voleva”
Non fa una piega. Io, però, non ho ancora soddisfatto la mia fame di conoscenza. Voglio saperne di più sull’amico (immaginario) che gioca con mio figlio.
“D., ma allora Patpuding che cosa è?”
Non deve neanche pensarci troppo, “Giapponese”
A quel punto la faccia di J.si espande come una mongolfiera, diventa tutta rossa e prende il volo mentre io soffoco le risate con dei colpi fortissimi di tosse e infatti al terzo irrompe una squadra speciale anti Covid che mi imballa, impacchetta, mi affranca e mi porta alla posta da dove poi mi spediscono per il reparto malattie infettive all’ospedale Triemli di Zurigo.
Ripresomi, mi lascio andare a un (raro) momento di riflessione. Mi sono detto, ma quanti giapponesi ci saranno con la cittadinanza cinese? Ho fatto dei calcoli approssimativi utilizzando degli integrali (i biscotti) e le radici quadrate del ficus benjamin e sono giunto alla conclusione che Patpuding è l’unico giapponese al mondo con questa doppia cittadinanza. Ho condiviso il risultato con mio figlio, che non mi è sembrato particolarmente colpito.
“Papà, Patpuding è un ninja”
“Cinese o giapponese?”, ma a quella domanda si era già riempito la bocca con tutto quello che c’era dentro al piatto. La cosa bella , secondo me, di essere un amico immaginario è che, per il passaporto, te ne serve solo uno immaginario.