Cucù, non canto più

I conti Biscotti di Amarone possiedono uno splendido attico al centro di Milano. Chiunque abbia sorvolato la città con una mongolfiera, avrà notato che il palazzo signorile, che ospita il magnifico appartamento dei conti Biscotti di Amarone, si trova proprio al centro di Milano.

Anche il geometra Cannetta, dopo lo scompiglio creato da una telefonata anonima al Catasto che ne aveva messo in dubbio la centralità per pochi centimetri, ha certificato senza ombra di dubbio che il palazzo in questione posa esattamente sul centro di Milano. I conti Biscotti di Amarone, che a certe cose ci tengono, ne vanno molto fieri.

Al centro del loro appartamento c’è il soggiorno. È proprio al centro dell’appartamento, e l’architetto Osso, famoso nel giro dell’alta società per il cognome palindromo, ha dovuto sudare non poco durante i lavori di ristrutturazione affinché il soggiorno rimanesse esattamente al centro dell’appartamento nel palazzo signorile al centro di Milano.

Al centro del sontuoso soggiorno, arredato in stile classico con caminetto, colonne di marmo e muri affrescati, svetta un antico orologio. È un orologio a cucù, del 1796, un regalo che il conte Biscotti di Amarone ha ricevuto in dono dall’Arciduca Alberto Ernesto Gioacchino Cioccolato Von Dente di Sassonia.

Per più di vent’anni il cuculo ha fatto quello che doveva fare: uscire dalla cassa e fischiettare con passione le ore. E che fischi, questo cuculo, potenti, musicali, di rara melodiosità. Delle arie da tenore. Per i due coniugi è inconcepibile andare a letto prima di mezzanotte. Sempre vestiti di tutto punto, si siedono sul grande divano in pelle e attendono ogni notte l’esibizione del cuculo. Che gioia, che diletto, quanta maestria.

La vita, però, riserva spesso delle amare sorprese, difficili da mandare giù anche con il miglior dei digestivi.

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Lo sviluppo di questa storia è possibile solo grazie al digestivo migliore del mondo, che mi permette di mettermi davanti al computer e scrivere anche se ho appena inghiottito il tavolo della cucina.

I dieci panini alla samella ti sono rimasti sullo stomaco? I tuoi succhi gastrici nulla possono contro quei mattoni che tua suocera definisce ‘cena’? Ti senti appesantito anche se da un anno ti nutri solo di zuppe, formaggi senza grassi e aria filtrata?

Niente paura, da oggi c’è DJestivo, la prima bevanda che facilita la digestione facendoti scatenare sulle piste da ballo. Reggaeton, techno, ballo del qua qua, salsa anche se a me saran dieci anni che non s’alsa niente, ma non importa, perché con DJestivo mi sento leggero come i pensieri di alcuni tizi che conosco.

Usare con attenzione, Djestivo è una bevanda alcolica che può provocare dipendenza, logorrea, analfabetismo funzionale, emorroidi, narcolessia, gomito del tennista e ospitate a beceri programmi televisivi.

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È mercoledì. Giovedì. Forse venerdì. Mezzanotte meno due minuti. Luglio. Caldo atomico, vicino alla fusione del nucleo. In casa Biscotti di Amarone ci sono dieci gradi. Al conte piace il fresco, anche se  la temperatura piuttosto rigida gli impedisce qualsiasi mimica facciale.

Con indosso uno smoking di velluto, Alberico Gherardo Biscotti di Amarone siede composto sul divano, le gambe incrociate, un mozzicone di sigaretta tra le dita. Le dita non sono le sue, ma non se ne preoccupa troppo.

Sua moglie, Alberica Gherarda Biscotti di Amarone, con indosso un abito lungo in velluto e satin, gli siede di fianco. Beve un Martini. Il decimo. Non è ubriaca ma, ogni volta che si guarda i piedi, scoppia in una risata sguaiata.

Tic toc, tic toc. Alla mezzanotte cala improvviso un silenzio irreale. Si apra la cassa del cucù e il cuculo esce, maestoso. I conti lo attendono, pronti a far partire uno scroscio di applausi. E invece, il cuculo li osserva e, senza emettere un suono, rientra dentro alla cassa.

Il nobile, dallo shock, ha un malore. Si porta la mano al cuore e, d’istinto, canta l’inno di Mameli. La contessa grida “Alberico Gherardo!”, poi cade vittima di un attacco di starnuti che la lasciano senza fiato.

Quando si riprendono, è quasi l’una del mattino. All’una si ripete la stessa scena. E così alla due, alle tre, alle quattro. Alle sette e ventitré del mattino il conte, stremato, dopo una notte in cui non è riuscito a chiudere occhio, prende il telefono.

Chiama Calvario Ieratico, il più famoso cuculista del mondo, l’uomo che è riuscito a curare il cucù della casa reale del Borneo nano, afflitto da schizzofrenata, che ha ridato splendore al cucù kitsch e decadente del cantante melodico Tonino Tannino e che ha trasformato il lavoro di veterinario in un’arte al prestito di questi capolavori dell’orologeria a pendolo.

Alle sette e venticinque Calvario Ieratico si presenta davanti al portone del palazzo in cui abitano i Biscotti di Amarone. Deve attendere però fino alle otto, quando il custode apre il portone, perché si è dimenticato gli occhiali e non riesce a leggere i nomi sul citofono. Neppure un episodio del genere, che metterebbe in discussione le qualità intellettuali di chiunque, riesce a scalfire la fama che il Ieratico si è costruito in quarant’anni di onorata carriera.

Appena i conti lo fanno accomodare, il dottore fa un cenno di saluto con la testa e chiede di essere condotto immediatamente dal paziente. Dovranno però aspettare le nove, quando la cassa dell’orologio si aprirà per far cantare il cucù che non vuol fare più cucù.

Mentre attendono, i coniugi raccontano nei minimi dettagli tutto quello che è successo. Il dottore ascolta con un sopracciglio alzato. Quando lo abbassa, sono le nove. La cassa dell’orologio si apre. Esce il cucù e si trova davanti Calvario Ieratico che lo fissa, in silenzio. I conti si stringono le mani. Il cucù rimane immobile, come il medico.

Dopo uno, forse due minuti, eterni, Ieratico allunga il collo e sussurra qualcosa al cucù. Il cucù si ritrae, per poi uscire di nuovo, nove volte, in una esibizione canora che i conti ricorderanno per il resto della loro lunga vita. Al’inizio il suono è flebile. Poi diventa sempre più energico, potente, un tenore pronto a far crollare il teatro ai suoi piedi.

“Dottore, lei è un genio! Ci dica, la prego, qual era il problema?”

Ieratico alza l’altro sopracciglio. “Segreto professionale”, risponde, dirigendosi verso la porta d’ingresso.

“Ci dica almeno che cosa gli ha bisbigliato, la prego”, lo esorta la contessa Alberica Gherarda. Calvario Ieratico si volta. Entrambe le sopracciglia sono alzate. “Tutto ciò che esiste è sempre esistito. Niente può venire dal nulla”. Quindi se ne va, chiudendosi la porta alle spalle.

“Parmenide”, commenta il conte. “Maledizione, Parmenide. Lui e tutti gli eleatici. Maledizione!”. Si lascia cadere sul divano. La contessa va in bagno, si incipria il naso, poi scorge i suoi piedi e inizia a ridere, ridere, e non si ferma più.