Mauro Alberigo tossì, e dalla sua bocca saltò fuori un altro Mauro Alberigo che gli si piazzò davanti, fissandolo. I due Mauro Alberigo rimasero così, fermi, scrutandosi per dieci minuti, fino a quando Mauro Alberigo diede uno schiaffo a Mauro Alberigo.
“Perché lo hai fatto?”, gli domandò, piagnucolando e toccandosi la guancia con la mano, Mauro Alberigo. “Per farti capire che la vita è difficile, Mauro”, rispose Mauro Alberigo, che si girò, aprì la porta e se ne andò via.
Quella notte Mauro Alberigo non riuscì a dormire. Si girò e rigirò, ma non c’era nulla da fare. Era il pensiero di un altro Mauro Alberigo che lo faceva sentire a disagio. Un Mauro Alberigo che se ne andava in giro a schiaffeggiare un altro Mauro Alberigo. Si infilò un dito nell’orecchio per trattenere i pensieri e, in quella posizione, attese le prime luci dell’alba.
Passarono due giorni e Mauro Alberigo sentì un forte impulso di tossire. Cercò di trattenersi, ma era come se, lì dentro, si fosse seccato tutto, e così tossì. Ebbe l’accortezza, questa volta, di mettere le mani davanti alla bocca, ma non servì a molto. Appena intravide un po’ di spazio tra gli incisivi superiori e quelli inferiori, un Mauro Alberigo saltò fuori con un balzo e gli si piazzò davanti.
I due Mauro Alberigo rimasero così, fermi, scrutandosi per dieci minuti, fino a quando Mauro Alberigo diede uno schiaffo a Mauro Alberigo. “Perché lo hai fatto?”, gli domandò, piagnucolando e toccandosi la guancia con la mano, Mauro Alberigo. “Per farti capire che la vita è difficile, Mauro”, rispose Mauro Alberigo. Mauro Alberigo annuì, poi stampò le cinque dita della sua mano destra sulla guancia di Mauro Alberigo, si girò, aprì la porta e se ne andò via.
Fu un’altra notte difficile, quella, per Mauro Alberigo. Una notte piena di pensieri. Perché se quello che aveva dentro non vedeva l’ora di prenderlo a schiaffi e andarsene via, significava una cosa soltanto. Una sola. Sì, ma che cosa?
Mauro Alberigo ce l’aveva sulla punta della lingua: l’afferrò con una mano, tirandola. Tirò troppo, la lingua si staccò e dovette prodigarsi fino alle luci dell’alba per provare a riattaccarla.
Una mattina, una di quelle fredde e piovose, Mauro Alberigo si fermò di colpo. Era la pancia. Borbottava. Succhi gastrici. Come un vulcano in eruzione, qualcosa di magmatico stava cercando una via di uscita. Mauro Alberigo questa volta tenne duro, si piegò su se stesso, tappò la bocca.
Fu tutto inutile. Un paio di mani aprirono un varco nella sua cavità orale e in un battito di ciglia si ritrovò davanti a un Mauro Alberigo. I due Mauro Alberigo rimasero così, fermi, scrutandosi per dieci minuti.
Mauro Alberigo aveva iniziato a muovere il braccio destro, pronto a scaricare la sua frustrazione contro Mauro Alberigo, quando Mauro Alberigo tossì e dalla sua bocca saltò fuori un altro Mauro Alberigo che gli si piazzò davanti, fissandolo.
E questo Mauro Alberigo tossì, e dalla sua bocca saltò fuori un altro Mauro Alberigo che gli si piazzò davanti, fissandolo, e poi anche questo Mauro Alberigo tossì, e un altro, e un altro ancora, e passa un giorno, un mese, un anno, e tutto il mondo è popolato da miliardi di Mauro Alberigo che si fissano, si prendono a schiaffi ma non sanno più dove andare, non possono più scappare, perché Mauro Alberigo è dappertutto, in ogni angolo, dentro a ogni bar, all’ufficio del Comune, nei bagni pubblici, sotto venti metri di acqua e nei cartelloni pubblicitari, fino a quando un Mauro Alberigo, che non ne può più di tutti questi Mauro Alberigo, schiaccia un bottone rosso e in pochi secondi centinaia di testate nucleari si abbattono in ogni luogo di questa terra, polverizzandola.
C’è un corpo che orbita intorno alla Luna. È quello di Mauro Alberigo. Osserva, tristemente, il cadavere carbonizzato del globo terrestre, e piange. La sua vita è ormai appesa a pochi secondi, per poi essere spazzata via, per sempre. E mentre pensa, qualcosa gli entra in bocca, raschiandogli la gola. Desidera tanto dell’acqua, ma deve adattarsi, e così tossisce, e dalla sua bocca salta fuori un altro Mauro Alberigo che gli si piazza davanti, fissandolo. Mauro Alberigo sospira, e chiude gli occhi.