Il genio

Hisashi Mochizuki compie gli anni tutti gli anni, allo stesso giorno. I genitori, Pasquale e Carmela Palumbo, ne sono sbalorditi e, quando compie undici anni, lo iscrivono a una scuola per bambini prodigio.

Il preside della scuola, un uomo che ha rivoluzionato il modo in cui pucciare la brioche nel cappuccino, lo ritiene un completo citrullo, ma decide di ammetterlo per il modo in cui inarca le sopracciglia.

In pochi mesi Hisashi Mochizuki impara a pronunciare correttamente il suo nome e si domanda come mai i suoi genitori abbiano tratti nipponici, ma nome e cognome napoletani, mentre lui ha nome e cognome del Sol levante ma presenta i tipici tratti mediterranei. Non riuscendo a trovare una risposta, decide di chiedere aiuto ai suoi compagni, studenti in grado di trovare l’uscita della scuola anche senza Google Maps.

Il primo a dargli una mano è Martino Fralippo, un bambino di cinquantacinque anni, ammesso alla scuola cinque anni prima nelle vesti di preside e retrocesso successivamente a semplice studente dopo che si era scoperto che non era in grado, concettualmente, di concepire il numero dodici.

Il Fralippo, grazie a una vasta rete di contatti che è riuscito a crearsi negli anni, scopre che il Giappone non è raggiungibile con la circonvallazione. Pur sapendo che quella non è forse la risposta alla domanda di Hisashi, è convinto che possa aiutare il ragazzo a trovare quello che cerca.

Callista Zerlindo si incarica di proseguire le ricerche. Callista è una ragazza brillante che ha imparato a leggere a solo tre anni, scrivere a quattro e abbaiare a cinque. Non sa riconoscere la destra dalla sinistra ma nessuno lo ritiene un problema, almeno fino a quando non dovrà mettersi alla guida.

Grazie alle sue conoscenze di fisiognomia, Callista si convince che i genitori di Hisashi siano dei pericolosi criminali intenzionati a deturpare la pizza margherita riempendola di decine e decine di hosomaki. Prima di condividere la notizia con il suo compagno, spiffera tutto a Vincenzo, responsabile della sicurezza della scuola.

Vincenzo, uomo aduso al pericolo, non se lo fa ripetere due volte: prende subito il telefono e in cinque minuti arrivano un paio di paramedici che caricano la Zerlindo in ambulanza e partono via sgommando.

Nonostante tutto quel quoziente intellettivo, nessuno sembra essere in grado di sbrogliare la matassa. Iginio Lemure si spinge oltre. Invitato a casa di Hisashi, decide di seguire per un intero pomeriggio i Palumbo nel loro ambiente naturale. In aiuto si porta dietro David Attenborough, il celebre naturalista e divulgatore, che però ha ricevuto il copione sbagliato e aggiunge sapidi commenti all’accoppiamento degli ornitorinchi.

Quando i Palumbo si coricano a letto e si ritrovano Iginio Lemure in mezzo alle lenzuola, iniziano a farsi delle domande, ma sono troppo stanchi per darsi delle risposte. Il giorno dopo Iginio Lemure consegna a Hisashi una relazione di duecento pagine secondo la quale i Palumbo non sarebbero adatti alla vita della savana.

Hisashi capisce che nessuno sarà mai in grado di risolvere il dubbio esistenziale che gli impedisce di vivere una vita serena e spensierata, tipica dei babbei. Si getta nello studio matto e disperatissimo e riesce a dimostrare il teorema di Emiliano Goffredi Brambilla, secondo il quale anche in un quadrato costruito sull’ipotenusa di un panettone i canditi fanno cagare.

Un giorno, a casa Palumbo, arriva lo zio di Hisashi, fratello di Pasquale Palumbo, Genoveffa McGonagall. I due fratelli non si assomigliano per niente e infatti, durante la cena, scoprono di non essere fratelli, ma sorelle.

La scoperta non lascia indifferente Hisashi, che a quel punto decide di venire allo scoperto. “Mamma, papà, voi non siete napoletani, ma giapponesi”. Le parole di Hisashi sono una locomotiva che sfreccia a duecento all’ora e travolge i suoi genitori con anni di ritardo (non c’è da stupirsi, siamo pur sempre in Italia). Senza dire una parola, si avvicinano allo specchio e rimangono lì davanti, immobili, per ore.

Hisashi, preoccupato, decide di rimanere con loro e si fa sostituire a scuola da una copia del Guernica di Picasso, che alcuni suoi compagni dicono gli assomigli. Sono momenti concitati. Al culmine della tensione emotiva, e per il terrore di perdersi una puntata di Un posto al sole, Carmela Palumbo esce dalla catalessi e inizia a parlare a suo figlio.

“Hisashi”, incomincia, travestita da Pulcinella, “come puoi dire una cosa del genere quando ti ho cresciuto a friarelli e struffoli?”. Hisashi le risponde, ma per l’emozione si mangia tutte le vocali e riesce solo a pronunciare il suo codice fiscale.

Si volta anche suo padre, con addosso i vestiti di Scaramuccia. “Figliolo, giudicare la provenienza delle persone dai loro tratti somatici è una cosa che fanno solo i razzisti e altri cinquanta milioni di italiani. Tu sei un genio, comportati di conseguenza”.

Hisashi si prende tempo per riflettere. Passano due, tre secondi. A Hisashi sembrano giorni. “Papà… ma… allora, dove siete nati?”. Pasquale e Carmela si abbracciano. “A Bannockburn, nell’area amministrativa di Stirling, Scozia”, rispondono all’unisono. Poi Pasquale tira fuori un babbà e inizia a suonarlo come una cornamusa.

Hisashi non crede alle sue orecchie. Apre un atlante e vede che la Scozia è lì, proprio sopra l’Inghilterra. “Ma allora”, domanda Hisashi, “siete scozzesi?” “Shh”, fa la madre, che non riesce a seguire i dialoghi della soap opera. “Non proprio. Tua nonna, la madre di tuo padre, era un bonzo tibetano della dinastia dei Ming. Tuo nonno, un intellettuale originario della Namibia con il divieto di pronunciare la ‘o’ per questioni religiose”.

Per Hisashi sono troppe informazioni da digerire. Prende un Maalox, si spreme le meningi e aggiunge un “E quindi, papà?”. Pasquale Palumbo gli accarezza la testa. “E quindi niente. Adesso basta romperci i coglioni, vai a letto”.

Hisashi bacia i genitori e va a infilarsi sotto le coperte, dove ci rimane per quasi sei mesi. I genitori, Pasquale e Carmela Palumbo, ne sono sbalorditi, anche se iniziano a pensare che, forse, il loro bambino  non è poi tutto quel prodigio.

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