Un po’ morto

Artemisio Vattalapesca, avvocato specializzato in diritto di replica, era una persona molto indaffarata.

Era sposato da più di vent’anni con Lorena Ambarabaciccicocò, una relazione basata sulla noia e che aveva prodotto quattro bellissimi figli, Piero, Piero, Piero e Piero. Che noia. Essendo molto indaffarato, Artemisio non si era mai accorto di questa strana somiglianza tra i nomi. Oltre ai figli, viveva con loro Ludmilla, un barboncino con disforia di genere e una passione per le poesie del Leopardi.

Un giorno Artemisio, un lunedì di novembre grigio e nebbioso, morì. Così, all’improvviso, salendo le scale del palazzo di giustizia, senza nemmeno riuscire a finire il cornetto alla crema a cui era riuscito a dare solo un piccolo morso.

La vita era ingiusta, pensò, mentre si accasciava al suolo. Il suo ultimo pensiero, tuttavia, andò a Ludmilla, un cane troppo sensibile e pieno di pulci per rimanere al mondo senza il suo padrone.

Con tutte queste preoccupazioni, e il plico di casi che stava seguendo, non stupisce che l’avvocato si fosse completamente dimenticato di essere morto. Si alzò come se non fosse successo niente, suscitando anche un certo clamore tra il capannello di gente che gli si era formato intorno.

“È un miracolo! Un miracolo!” gridò qualcuno, e giù tutti a farsi il segno della croce. “Ma quale miracolo”, si era fatto avanti qualcun altro, “questo è opera del demonio”, e giù tutti a farsi il segno della croce.

Artemisio Vattalapesca non riusciva a capire tutto quel clamore e, mentre si continuava a discutere se quello a cui si era appena assistito fosse opera del divino o del maligno, riuscì a sgattaiolare fuori.

Alla fermata del tram, si sentì afferrare per un braccio. Si voltò e vide un uomo che non riusciva a riconoscere. “Artemisio Vattalapesca? Sono il Dottor Bonocore, medico cardiologo. Lei non ha battito” “Mi scusi?” “L’ho visitata dieci minuti fa, quando giaceva immobile sulla scale del palazzo di giustizia. Lei non ha battito” “Cosa sta insinuando?” “Non sto insinuando proprio niente. Il suo cuore si è fermato e mi sa che pure il suo cervello si è preso una bella pausa. Avvocato Vattalapesca, mi dispiace ma lei è morto” “Ma non dica fesserie! Con permesso, sono piuttosto indaffarato”.

Salì sul tram e, mentre si allontanava, vide la sagoma del dottor Bonocore che rimaneva lì, immobile, a fissarlo. “Piena di lunatici, questa città”, pensò tra sé e sé. Quando rientrò a casa, avvertì un silenzio innaturale. La moglie stava bevendo una tazza di tè, sdraiata sul divano.

“Dove è Piero?”, domandò, togliendosi le scarpe e andandosi a sedere di fianco a sua moglie. “A scuola. Sei pallido, Tutto bene?” “Sì, sì, solo un po’ stanco”, rispose, prima di chiudere gli occhi per un momento.

Quando li riaprì, erano passati due giorni. “Artemisio, non è normale dormire così tanto. E non fa bene alla schiena”. In effetti, si sentiva alquanto indolenzito. Su insistenza di Lorena, decise di fare un salto dal suo medico curante.

“Strano, non c’è pressione”, commentò il medico, perplesso. Si mise in ausculto con lo stetoscopio e la sua perplessità sembrò aumentare. “Vattalapesca, qui le cose non vanno molto bene. Si prenda qualche giorno di vacanza e segua una dieta povera di grassi, solo carni bianche e niente sale. Le prenoto intanto una visita al Fatebenefratelli, ma non si preoccupi, giusto per assicurarmi che sia ancora vivo”.

Arrivato all’ospedale, venne portato in una stanza per degli esami di accertamento. Tre medici, una neurologa, un medico legale e un anestesista ed estetista, iniziarono a trafficare con elettrocardiogrammi, encefalogrammi e smalti per unghie. Lo guardavano e scuotevano la testa.

L’anestesista gli prese il polso in mano. “Eh, insomma”, commentò, scuotendo la testa. “Insomma cosa?”, domandò l’Artemisio, senza ottenere alcuna risposta. La linea dell’encefalogramma era piatta, e pure quella dell’elettrocardiogramma. I dottori confabulavano tra loro ma sembravano non riuscire a mettersi d’accordo sull’anamnesi.

“Secondo me è morto”, sussurrò uno di loro. “Sì, ma non così morto”, replicò l’altro. “Abbastanza morto, però”, concluse il terzo. Il neurologo si avvicinò all’avvocato. “Senta, ha subito un forte shock ultimamente?”. Artemisio rimase in silenzio, lo sguardo lontano. “Ha sbattuto la testa? O ha guardato una puntata de il Grande Fratello?” 

Artemisio scosse la testa. “Capisco”. Il neurologo si rimise a confabulare con gli altri due medici. “Al lavoro, tutto bene?” “Eh, sono molto, molto indaffarato. Troppo lavoro” “Dolori al petto? Palpitazioni” “A volte” “Mancanza di energie, fiacchezza?” “Sempre” “Mal di testa? Insonnia?” “Purtroppo” “Cose strane e senza senso, tipo mettere il parmigiano sugli spaghetti allo scoglio?” “Ecco…solo un paio di volte”.

Un’espressione di disgusto si delineò sul viso dei tre specialisti e il medico legale dovette inspirare ed espirare lentamente per mantenere il controllo. Dopo essersi consultati per un tempo interminabile, l’anestesista prese la parola.

“Signor Artemisio, ci scusi per la prolungata attesa, ma volevamo essere sicuri prima di condividere con lei la nostra diagnosi. Due notizie. Una buona e una cattiva. Con che cosa preferisce iniziare?”.

Artemisio ci pensò un po’ su e ordinò una tagliata ai ferri. “Deve essere un po’ confuso, la capiamo. Allora iniziamo dalla cattiva. Lei è stressato. Ha tutti i sintomi. Da quando abbiamo iniziato l’anamnesi le sono pure aumentati i capelli grigi. Deve prendersi un periodo di riposo. Lunghe camminate, brodini, la Gazzetta dello sport. Porta il cane a cagare. Cose rilassanti”

“E la buona notizia?”, domandò Artemisio. “Be’”, continuò il neurologo, “che ci creda o no, lei è morto, e questo semplifica le cose. O no?”. La mascella di Artemisio cascò quasi per terra. “Sono morto?” “Per la precisione”, rispose il medico legale. “Ma… siete sicuri?” “Sicurissimi”, replicò l’anestesista. Artemisio rimase immobile, a rimuginare. “Be’, certo, non essermene nemmeno accorto… secondo voi le ferie arretrate posso chiederle lo stesso?”.

Quella sera, a cena, Artemisio condivise la notizia con la famiglia. “Dai papà, era ovvio che fossi morto. Si capiva benissimo” disse Piero, e Artemisio cercò di capire che cosa intendesse il figlio, ma non ne ebbe il tempo perché sentì le forze venirgli meno e si accasciò per terra.

“Mi sembrava un po’ pallido”, commentò la moglie.