Fiumi di parole – Jalisse

Fiumi di parole
Fiumi di parole tra noi
Prima o poi ci portano via
Ti darò il mio cuore
Ti darò il mio cuore se vuoi
Se puoi ora parla con lui
Ora parla con lui

La logorrea è una brutta bestia. Conoscevo un tale, Gianalberto Misurini, detto il Gingi, che ti uccideva di fonemi. Il “Come stai?” non era interpretato come una semplice formula di cortesia, ma come lo sparo dello starter per una maratona di vocaboli che il Gingi affrontava senza nemmeno prendere aria, tre ore e mezzo di flusso di coscienza che costringeva i più, quando lo avvistavano con il suo cappello di paglia calato in testa, a trovare riparo dentro un portone o a strisciare furtivamente sotto a un’auto posteggiata.

In questa canzone, vincitrice del festival di Sanremo del 1997, l’immagine dei fiumi di parole rappresenta l’impossibilità di comunicare. È probabile che uno degli autori fosse stato legato sentimentalmente al Gingi e da qui la strofa dell’assegnazione del cuore solo nel caso in cui l’amante riesca a parlare “con lui”. Non è una frase scontata, ma ben descrive l’arduo compito di avviare una conversazione con il Gingi. L’unica possibilità conosciuta al momento è sfruttare quei pochi millesimi di secondo in cui immette di nuovo ossigeno nei polmoni, un compito così difficile che non mi risulta che, al momento, qualcuno ci sia riuscito.

L’ultima frase, “Ora parla con lui” suona quasi perentoria, come se la pazienza fosse finita e non rimanesse che un ultimo tentativo prima che i fiumi di parole creino un solco insuperabile tra i due amanti. Capolavoro.