Il coccodrillo come fa – Prima parte

Il coccodrillo come fa?
Non c’è nessuno che lo sa
Si dice mangi troppo
Non metta mai il cappotto
Che con i denti punga
Che molto spesso pianga

Ci sono due versioni discordanti sull’origine della canzone. Entrambe richiedono un trattamento sanitario obbligatorio. Oggi vi proponiamo la prima. Buon internamento.

Un grande classico delle canzoni per bambini. Sbagliato. Come i cartoni animati giapponesi, questo testo si rivolge a un pubblico più adulto, oberato dai sensi di colpa e dall’Agenzia delle entrate. L’incipit originario era il seguente:

Il coccodrillo cosa fa
Prende da dietro tuo papà
Si dice l’abbia grosso
E duro quanto un osso
Se lui poi lo respinge
Vedessi come piange

Qui si racconta di una storia di amore bellissima tra un padre di famiglia, un affermato dirigente di azienda con la macchina in leasing, una moglie mezza rifatta e tre figli scimuniti, che un giorno prende una cotta per un coccodrillo.

Signore e signori, non un coccodrillo normale, come quelli che vedete spalmati sui vostri portafogli o che portate come cinture infilate nei vostri pantaloni, ma un coccodrillo palestrato, gonfio come un tacchino, tipo quello del Nilo.

La scintilla era scattata all zoo di Zurigo, dove il dirigente aveva portato in visita la sua famiglia. Salite le scale e arrivato nella sezione dei rettili, l’uomo era stato subito attratto dal coccodrillo, che lo fissava da dietro il vetro con uno sguardo languido e voglioso.

L’uomo si era avvicinato ed era rimasto lì, ad osservarlo, mentre i figli venivano sbattuti fuori dallo zoo per aver cercato di bullizzare una coppia di pinguini reali. L’uomo poi, adducendo fantomatici viaggi di lavoro, era tornato più volte allo zoo, riuscendo a eludere la sorveglianza e a infilarsi, di notte, nella gabbia del coccodrillo.

Erano state notti di baci e carezze, di frasi non dette e di passione. I due ci avevano dato dentro mica da ridere tant’è che non avrebbero sfigurato nella gabbia dei mandrilli. Poi, improvvisamente, le visite cessarono.

La moglie del dirigente si era accorta che suo marito non era più quello di prima: a volte emetteva qualche suono a colazione, salutava prima di andare a dormire. Una notte lo aveva svegliato e costretto a confessare. Il marito, che era un uomo debole, aveva iniziato a piangere e a promettere che non lo avrebbe mai più fatto e che amava solo lei.

Un mese dopo era scappato di casa con il gatto soriano della vicina. Al coccodrillo si spezzò il cuore e un giorno smise di mangiare, anche perché tutta quella fonduta gli era sempre rimasta sullo stomaco. Per la tristezza, compose la canzone che tutti conosciamo. Troppa tristezza e troppa sconcezza per le radio.

Così, il testo venne rivisto da Topo Gigio. Oggi è impensabile trovare un bambino che non sappia cantare la canzone sbattendo un braccio sopra l’altro a mimare le fauci del coccodrillo. Che poi mi sono sempre chiesto, ma perché un coccodrillo dovrebbe mettersi il cappotto? Sarà mica raffreddato? Capolavoro.