L’accendinosauro

Parecchio tempo fa, prima della comparsa nell’universo dei vegani, la terra era dominata da lucertole giganti che oggi tutti conoscono con il nome di dinosauri. Creature spaventose e grezze, tutte muscoli e micro cervelli: il temibile giganotosauro, l’enorme brontosauro, il veloce allosauro, i no vax.

A questi bestioni, diciamocelo, un po’ tonti, piaceva divertirsi. In attesa della fine del mondo, passavano il loro tempo non solo a scorticare cosce di diplodoco o a evitare di essere trasformati nello spuntino pomeridiano di qualche predatore, ma anche a fare feste, bere e fumare come turchi.

Per il tirannosauro, con quelle braccina che si ritrovava, rollarsi una sigaretta era un’impresa titanica. Accenderla, poi, non ne parliamo. Questa, in genere, era un’operazione che poteva essere fatta solo alle pendici di un vulcano in eruzione. Il rischio di finire arrostiti per poi essere serviti come tacchini ipertrofici nel giorno del ringraziamento era dietro l’angolo.

La comparsa sulla Terra di una nuova specie di dinosauro, l’accendinosauro, generò un’ondata di entusiasmo quasi senza precedenti, pari solo a quella volta in cui un meteorite, prima che si abbattesse al suolo, fu prontamente smistato nel contenitore dedicato della raccolta differenziata.

L’unico scopo dell’accendinosauro, definito da chi ne ha memoria brutto ma funzionale, era essere a disposizione di tutti quei dinosauri che volevano fumarsi in santa pace una sigaretta senza correre il rischio di finire inceneriti come a Pompei.

A causa della domanda alta e dell’offerta piuttosto misera, non era insolito vedere feroci liti per appropriarsi dell’agognato rettile.

Il divieto di fumo nei posti al chiuso, l’invenzione dell’accendinosauro portatile (ottenuto incrociando un accendinosauro con una penna bic) e la dieta troppo ricca di grassi saturi ne accelerarono l’estinzione. Il meteorite fece il resto.