Il diodorante

Nell’antica Roma non bastava un Dio a fare il bello e il cattivo tempo, ma ne serviva una pletora. Immortali, privilegiati, scansafatiche. Come i nostri parlamementari.

Giove, il barbuto, dio hipster dei tuoni, dei fulmini e della pioggia, governo ladro, sposato a Giunone, donna giunonica e sorella di Digiunone, una dea decisamente troppo in carne.

Marte, il dio della guerra e dei duelli (anche alla Playstation), papà di Romolo, Remo, Ramo e Rima (baciata), nata in cima a una lima, dotata di poca autostima per colpa di un enzima.

Venere, dea della bellezza, dell’amore, donna splendida senza probemi di doppie punte. Apollo, padre di Apelle (quella della palla di pollo), dio del sole, delle creme solari, dell’arte che però, ascoltando sua madre, mise da parte.

Bacco, dio del vino e del tabacco, inventore del perbacco. Eolo, dio dei venti che poi divvenero trenta, fondatore dell’energia eolica con cui fece un sacco di soldi che spese insieme a Bacco in tabacco e Venere, che riducono l’uomo in cenere. E però, che cenere.

Il paganesimo non paga; le storie della mitologia romana hanno comunque reso immortali le gesta di questo gruppo di eccentrici perdigiorno.

Tuttavia, c’è un caso di nume caduto nel dimenticatoio e gli storici, i teologi e gli studiosi di fenomenologia della religione non riescono a capirne il motivo. Infatti, la gran parte di loro considerano il dio in questione come una delle massime espressioni di civiltà di quel periodo: stiamo parlando di Diodorante, che qualcuno ancora invoca quando, nelle calde estati cittadine, la gente si accalca all’interno dei vagoni della metropolitana. Quelli ancora senza aria condizionata.

Il Diodorante era il dio dell’igiene e dell’ascella fresca e profumata, nemico giurato di olezzi e sudori vari. A quei tempi il mens sana in corpore sano era l’imperativo categorico e per tutto l’impero si poteva assistere, quotidianamente, ai duri allenamenti di legionari e corporuti giovanotti dediti al pancrazio, alla lotta, al pugilato, al lancio del peso e del polpettone di mia madre, peso specifico tendente all’infinito.

Poiché le docce, soprattutto quelle con il miscelatore termostatico, non erano ancora così diffuse, alla fine di questi allenamenti orde di graveolenti energumeni si riversavano per le strade, che portavano tutte a Roma. Questo obbligava migliaia di persone a prolungate sedute di apnea onde evitare di inspirare effluvi ammorbanti e possibilmente letali.

Da qui lo sfrenato culto del Diodorante, a cui si offrivano in sacrifizio anziane matrone scorreggione. Terminata la celebrazione, durante la quale il sacerdote perdeva i sensi più volte a causa delle esalazione mefitiche delle matrone, una serie di tuoni e fulmini precedevano la discesa dall’Olimpo di Diodorante, accolto a suon di centinaia di pernacchie.

Appena toccava il suolo terreno, una lieve fragranza di lavanda mista a Nutella si propagava nell’aria, e per una settimana qualsiasi cattivo odore era come risucchiato in un buco nero. I Romani potevano così tornare a respirare a pieni polmoni e a lamentarsi della gestione della città, una tradizione che sembra abbiano tramandato fino ai giorni nostri.

1 commento

  1. Intanto l’enzima che fa la rima influenza l’ippocampo e l’acetilcolina,
    Poi tutti sanno che Apelle figlio di Apollo era in realtà Pollon, noto transessuale ghiotto di spaghetti alla gricia della magna grecia. In sintesi, dallacriesamina del testo si evince che spesso lo spasso se troppo spesso spossa.

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