Il flauto pasto

C’è un solo strumento musicale al mondo che, se suonato, non solo produce un immediato appagamento estetico, ma anche un indefinito senso di abbondanza: è il flauto pasto.

Non bisogna confondere il flauto pasto con quello meno denso di note del lauto pasto, che d’altronde si differenzia per un peccato originale, una mancanza imperdonabile, ovvero l’assenza della ‘f’. Secondo alcune correnti esoteriche, in particolare quelle che si rifanno agli insegnamenti mai pervenuti di Lucullo, tale assenza proverebbe la presenza del divino, uno Tzimtzum semantico per annoiare probabilmente i linguisti; secondo invece la scuola dei mimi pantagruelici, eccessivi nelle loro pantomime di aforismi pitagorici, l’assenza della ‘f’ rappresenterebbe… poi però nessuno ha capito esattamente il significato di quello che stavano mimando.

Pur essendo uno strumento dalle mille sfumature e che dispone di un vasto repertorio, il flauto pasto viene insegnato alle scuole medie da professori poco carismatici e tendenti alla narcolessia a svogliati studenti che, in questo modo, si allontanano dalla musica e sognano una vita da nullafacenti dietro i banchi di Montecitorio.

Il flauto pasto è imparentato lontanamente con le flautolenze, che i più eruditi studiosi riconoscono ormai essere le arie preferite dal sommo Bach durante il suo periodo senile.