Tempus fugit, scriveva Virgilio. “Mi sembra ieri che eri appena nato” mi dice sempre mia madre, anche se sono sempre più vicino all’età della pensione. Impossibile fermare le lancette, tic tac, tic tac, tic tac.
Eppure, in un paesino a 30 chilometri dal CERN, abitato da non più di 300 anime, c’è chi potrebbe aver trovato una soluzione. Lì sorge infatti il laboratorio di Jeanbleah, un fisico nucleare dai gusti pretenziosi che ha inventato un sistema per fermare, almeno temporaneamente, il tempo.
Tutto ha inizio il 19 novembre del 2018, una data che Jeanbleah non scorderà mai perché quella mattina si era dovuto sottoporre a colonscopia. Rientrato a casa in uno stato di agitazione esistenziale, Jeanbleah si domanda: perché dobbiamo morire? Quanto tempo ha il tempo? Nutella o Pan di Stelle?
Apre il frigo, ma ci sono solo tre meloni. Non gli resta che farsi un frullato di melone. Senza accorgersene, fa cadere nel frullatore Il concetto di tempo di Heidegger. Quando se ne rende conto, è ormai troppo tardi: i meloni vengono sminuzzati e ridotti a un concentrato di succo insieme alle pagine del filosofo tedesco.
Quello che accadde dopo ha dell’incredibile. Appena Jeanbleah versa il succo in un bicchiere, il tempo si ferma. Le lancette del suo orologio rimangono ferme sulle tredici e quarantatré. Poiché il tempo si è fermato, non è in grado di dire per quanto tempo il tempo si sia fermato. Questa cosa lo irrita tremendamente. Poi, in un tempo indeterminato fuori dal tempo, le lancette riprendono il loro corso.
Il giorno dopo Jeanbleah riprova l’esperimento, questa volta infilando nel frullatore un melone e Delitto e castigo di Dostojevski. Non succede nulla, ma il succo lascia veramente a desiderare. Fa altri tentativi con testi differenti senza ottenere alcun risultato.
Capisce che c’è un legame indissolubile con il testo del filosofo tedesco. Ne ordina mille copie. Al primo tentativo le lancette si fermano di nuovo. Entusiasta, si ricorda di quella frase che fa “L’esserci, compreso nella sua estrema possibilità d’essere, è il tempo stesso, e non è nel tempo” e ride, ignorandone ancora una volta il senso.
Un anno dopo, a fine del 2019, Jeanbleah incontra un suo ex collega, Pierbacco, uomo di notevoli esclamazioni che aveva abbandonato la ricerca fisica per dedicarsi alla sua passione, la fisica, cosa che non era stata capita da molti.
Pierbacco gli racconta una barzelletta che sostiene essere davvero esilarante, ma purtroppo non riesce a ricordarsi il finale e Jeanbleah ci rimane molto male. Superato il momento di disperazione, Jeanbleah rivela la sua scoperta.
“Perbacco!”, esclamò Pierbacco, incredulo. “Ma come hai fatto?”
“Ho frullato Il concetto di tempo di Heidegger e ho prodotto una sospensione temporale”
“Una sospensione temporale? Per quanto tempo?”
“Non saprei, perché il tempo era sospeso”
“Ah”
“Eh”
“Già”
“Jeanbleah, voglio aiutarti”
“Aiutarmi per cosa?”
“Voglio aiutarti a misurare il tempo sospeso”
“L’esserci, compreso nella sua estrema possibilità d’essere, è il tempo stesso, e non è nel tempo”
“Come dici?”
“No, dicevo che va benissimo, grazie. Come pensi di farlo?”
“Non ne ho idea. Ti chiamo io”
Pochi giorni dopo riceve una telefonata da Pierbacco.
“Una margherita con bufala e una coca grazie”
“Sono Jeanbleah”
“Ah, scusami. Quindi niente margherita?”
Richiama il giorno dopo.
“Porta una ventina di volumi dell’opera di Heidegger”. Un’ora più tardi Jeanbleah suona alla porta di Pierbacco. Quando apre, Jenbleah vede che l’intera sala è occupata da un frullatore gigante. L’ex collega ha un’aria piuttosto compiaciuta.
“Jeanbleah, sono orgoglioso di presentarti un frullaore”
“Un frullaore?”
“Esattamente. Ho pensato che quello che ti serviva era qualcosa che ti aiutasse a sminuzzare il tempo in maniera più efficiente. Eccolo qui. Un frullaore”. Si avvicina all’apparecchio e ne apre il coperchio.
“Infilaci i libri”
“Tutti?”
“Tutti”
Jeanbleah lancia i dieci volumi dentro al frullaore e attende. Pierbacco ci aggiunge dell’acqua, e schiaccia due pulsanti. Si spengono le luci di tutto il condominio. “Sì. Questa è una cosa che sto mettendo a posto”, commenta Pierbacco.
Ne schiaccia quindi un terzo, e il frullaore si mette in movimento, vorticando e triturando pagine su pagine. A operazione terminata, Pierbacco apre un piccolo rubinetto che si trova sul lato destro del frullaore e con il liquido che ne esce riempie un pentolone posizionato lì sotto. Tutti gli orologi presenti nell’appartamento si fermano di colpo.
“Ci siamo!”, esclama Jeanbleah.
“Perbacco!”, esclamò a sua volta Pierbacco. Il tempo si è di nuovo arrestato. “Adesso potremo sapere per quanto tempo il tempo si è fermato. Torna tra un paio di ore”
“Ma se il tempo non avanza, come faccio a tornare tra un paio di ore?”, domanda Jeanbleah, perplesso.
Pierbacco lo colpisce in testa con un pugno. “Un paio di ore”.
Jeanbleah, frastornato dal colpo in testa, se ne torna a casa. “Tanto vale farsi una bella corsetta”, dice, non si sa a chi, infilandosi scarpe e pantaloncini. Quello che Jeanbleah non sa è che una dose così massiccia di volumi nel frullaore ha dilatato il tempo all’infinito, trasformando la sua ora di sport in anni di chilometri macinati.
Mentre corre lungo le pendici dell’Everest, Jeanbleah pensa che, tutto sommato, deve ritenersi fortunato che non abbia dovuto trascorrere quell’ora in compagnia di sua suocera.