Il mal di ola

Per Schopenhauer, la vita è un eterno soffrire. Le cause di questa perenne sofferenza sono, a loro volta, infinite: si soffre per la coscienza della propria finitezza, per la lombalgia, per i congiuntivi sbagliati, per le unghie incarnite, per aver calpestato un pezzo di lego.

Il mantra è ripetuto pure a scuola quando, durante le interrogazioni, il professore domanda “Qualcuno s’offre?”. Non c’è scampo alla sofferenza e anche lo scampo soffre.

Epperò, dei tanti mali che rendono la nostra vita meno sopportabile e che oscurano la verità che è lì, sotto i nostri occhi, solo che che non la vediamo perché soffriamo, vogliamo, desideriamo, alleluia, e lo ripeto, alleluia, alziamo le mani e urliamo alleluia, ma urliamolo in modo imperturbabile, che l’atarassia sia con noi, alleluia, perché il Signore Onnipotente, sceso come un fulmine dal cielo, sei tu il nostro condottiero, ci aprirà gli occhi, e lo farà con un paio di pinze perché i nostri occhi sono sigillati dall’ignoranza, dal non volere vedere, e quando vedremo, ecco, in quel momento i nostri canti di alleluia rimbomberanno, si alzeranno verso il cielo e su per tutto l’Universo e la verità, quella con la V maiuscola ma tutto il resto rigorosamente minuscolo, ci sarà finalmente rivelata.

Epperò, lo ripeto, dei tanti mali che oberano la nostra breve esistenza, ce n’è uno di cui vale la pena parlare e che ancora non è stato del tutto diagnosticato dal punto di vista clinico, sebbene ormai i casi si contino a migliaia in tutto il mondo: stiamo parlando del mal di ola.

Sì, qualcuno dirà che è il solito gioco di parole e farà confusione con il più noto mal di Olga, la mia vicina che soffre di alluce volga. In realtà, il mal di ola è una sindrome diffusa principlamente tra i frequentatori di stadi e palazzetti dello sport e le cause sono legate agli sforzi ripetuti che il singolo individuo deve intraprendere per alzarsi e slanciare le braccia verso l’alto.

Chi è colpito da mal di ola cammina costantemente con le braccia protese verso l’alto e mantiene la stessa posizione anche quando si corica per dormire.

Non solo, ma molti tendono a ripetere continuamente il gesto anche all’interno delle mura domestiche, sebbene i medici ritengno che questi episodi siano perlopiù legati a casi di demenza senile, e non solo.

Il mal di ola si cura in genere con una semplice aspirina. Non che serva a molto, ma nel momento in cui il malato prende la pasticca, abbassa finalmente le braccia.

È proprio in quel momento che gli uomini del servizio sanitario, chiamati da uno dei famigliari, riescono a saltare addosso al paziente e a infilargli quel camice bianco che indosserà per diversi mesi. Con le braccia alzate