Il motoschifo fa parte della famiglia del motoschiaffo, ma se ne allontana per la rinuncia a ogni forma di violenza.
Sembra concepito dalla mente di un bambino di cinque anni, e difatti è proprio il nipote di Erminio Erminio, durante un caldo pomeriggio estivo sul lago di Garda, a indicare al nonno qualcosa gridando “Guarda! Un motoschifo!”.
Non importa se il qualcosa in questione sia in realtà una ciabatta del Dottor Scholl che pende da un piede taglia 47 di un turista tedesco steso a farsi grigliare per bene dal sole di luglio: l’idea è ormai entrata nella testa del luminare, che passa il resto dell’estate a scervellarsi nel tentativo di formulare una teoria che ne riveli la bellezza recondita e le relative applicazioni pratiche.
Durante il famoso convegno del 2019, quello sulla demenza artificiale in cui era stato presentato il motoschiaffo, Erminio Erminio si lancia in un discorso infervorato sull’inutilità dello yogurt naturale.
Dopo essere stato velocemente sedato dal medico di sala, il professore recupera momentaneamente la lucidità, tenendo un’orazione di sessanta minuti filati sul motoschifo.
Parte dell’intervento è finito negli annali, come quando definisce il motoschifo “l’anello che congiunge le imbarcazioni dotate di propulsione con il vomito esistenziale” (per questo l’Erminio Erminio è conosciuto come il Sartre senza encefalo), oppure quando sostiene che “il motoschifo, grazie all’estetizzazione dell’orrido e all’utilizzo pervasivo dell’intelligenza artificiale, darà un senso nuovo al tanto vituperato inutile”.
Le parole dell’Erminio Erminio non sono state vox clamantis in deserto, come invece avrebbero meritato, ma sono state recepite, assorbite e rielaborate da un laureando in ingegneria navale, Adalberto Adalberto, cugino di terzo grado dell’ingegnere Davide Davide.
La storia è la seguente: il laureando, tornato a casa dopo il convegno, si rinchiude dentro al suo appartamento situato in un palazzo di un famoso caruggio genovese, uscendone solo cinque giorni dopo per acquistare una focaccia, una bottiglietta di collutorio e dei sospensori per limitare il dolore ai testicoli causato dal varicocele e dalle ore passate seduto su una bellissima sedia di design denominata Pialla gonadi.
Il sesto giorno il progetto è completato. Adalberto Adalberto si prende il settimo di riposo, sfruttandolo per guardare le repliche della s’ignora in giallo, una serie televisiva basata su un personaggio totalmente insignificante che riesce a risolvere numerosi casi grazie al fatto che nessuno si accorge della sua presenza.
Il 1 agosto del 2020, una giornata calda e afosa proprio come quel pomeriggio sul lago di Garda, quando il professor Erminio Erminio ha concepito l’inconcepibile, viene varato al molo di Portofino il motoschifo.
Fa talmente schifo che al posto di una bottiglia di champagne Adalberto Adalberto utilizza un lanciafiamme. Il motoschifo prende fuoco e in meno di cinque minuti si inabissa. I giornali non dedicano nemmeno un trafiletto all’infausto incidente, ma con il Covid è probabile che sia passato in secondo piano.