Quante parole esistono nella nostra lingua? Molte, sembra essere la risposta che più si avvicina al numero esatto. Impossibile conoscerle tutte. Prendiamo il termine vellichio: sebbene possa suonare come il nome di una malattia – Pronto, dottore? Sì, mi scusi se la disturbo, ma ho il vellichio. È grave? -, la sua natura è ben altra.
Come raccapezzarsi allora in questo dedalo di vocali e consonanti il cui significato, a volte, rimane oscuro e misterioso? Basta avere a portata di mano l’indizionario che riporta, in rigoroso ordine alfabetico, dalla a di a alla zeta di AZ Tartar Control, tutte le parole della lingua italiana e, di seguito, l’indizio – o gli indizi – per estrapolarne il senso.
Per esempio, la parola idraulico. Tutti sanno che cos’è un idraulico, anche se non ne hanno mai visto uno. La Treccani ci spiega che è un operaio specializzato addetto all’installazione e alla manutenzione delle tubazioni dell’acqua. Facile, troppo facile. Il vostro cervello, così, non lavora. I neuroni se ne stanno lì, con la schiscetta, a farsi una pausa pranzo prolungata mentre voi vi leggete tutta la definizione e cercate di immaginare che aspetto abbia un idraulico. L’indizionario, invece, funziona in maniera completamente diversa. Alla voce idraulico si legge, Il papà dei vostri bambini. Molto più sottile. Visto come si è messo all’opera il vostro cervello?
O la suola, la parte su cui poggia la pianta del piede. Be’, tranne per Lupo Calzetta, lo scalzista del quartiere che se ne va in giro a piedi nudi, anche di inverno, un Frodo Baggins metropolitano che invece del tesoro si accontenta anche di qualche spicciolo. L’indizionario non si ferma all’ovvio, al già saputo, a quei discorsi frivoli da ascensore sul tempo e le mezze stagioni, ma ci dice che, cito testualmente, “Cammin facendo, se i piedi ti fanno male, forse è colpa di una sola vocale: che sola”.
C’è chi ne mette in dubbio la sua efficacia, lamentandosi del fatto che non si possa perdere un pomeriggio alla ricerca del significato di una parola. A questi miscredenti, che evidentemente non amano ragionamenti che implicano un livello di attenzione superiore ai dieci secondi, ricordo che Dio, che è Dio e non un impiegato comunale che non si ricorda come si scrive il plurale di camicia, ci ha impiegato sei giorni a fare il mondo, lasciando il settimo per le partite di calcio.
Fortemente sconsigliato a chi è privo di talento investigativo o del pollice opponibile.