Lele Fante

In un paese di mille anime sperduto nel comasco, uno di quei posti che d’inverno vengono inghiottiti dalla bruma, scomparendo dalle mappe di Google, la vita scorreva tranquilla, monotona. Noiosa. Brumate, una serie di sbadigli esistenziali fino all’ora di coricarsi.

Tutto cambiò nel 1968, quando venne scoperto il talento di Gabriele Fante. Questo ragazzo di ventidue anni era considerato lo scemo del villaggio: nato scemo, scemo lo avrebbero un giorno seppellito. D’altronde, discendeva da una dinastia di portatori sani di scemenza le cui origini risalivano indietro di 800 anni.

I genitori avevano avuto la conferma che il figlio fosse deficiente quando, arrivato in prima elementare, la maestra li aveva convocati, preoccupata che Gabriele possedesse un vocabolario limitato a qualche parola e numerosi versi. “Vostro figlio ha la stoffa dell’idiota”, aveva aggiunto, prima di congedarli. La cosa aveva inorgoglito i genitori, consci che la successione in termine di deficienza era assicurata. Fante ormai era un marchio di fabbrica.

Quello che anche i genitori ignoravano era il vero talento del figlio, che si rivelò in tutta la sua possanza un nebbioso mercoledì invernale, sotto le docce della piscina comunale di Brumate, lasciando i suoi compagni di corso a bocca aperta, anche per settimane: Gabriele Fante, in mezzo alle gambe, aveva qualcosa che sarebbe stato più giusto definire una proboscide.

Fu questione di pochi giorni prima che la notizia delle dimensioni abnormi del pene di Gabriele Fante si diffondesse per tutto il paese. Gabriele divenne Lele Fante e fu travolto da questa inaspettata popolarità: lo trattavano ancora come un idiota, ma come un idiota con un uccello gigante.

Fu così che Gabriele, scemo ma con un certo fiuto per gli affari, decise di monetizzare il suo talento andandosene in giro per Brumate e mostrando a pagamento l’orbello. Ben presto tutti i paesi del comasco e varesotto che finivano con “ate” sentirono parlare di Lele Fante.

Pare che il ragazzo, nell’arco di neanche un anno, avesse lavorato come una trivella da miniera regalando piacere a migliaia di donne. Lui, però, non era interessato alle donne, e nemmeno al sesso sfrenato e selvaggio. Lele voleva diventare un porno attore, il più grande di sempre, e rendere il suo talento immortale.

Lo aveva promesso un giorno alla mamma, orgogliosa di un figlio che non sapeva contare fino a tre ma riusciva a misurare senza problemi la lunghezza del suo pene.

“Mamma, andrò a Milano e diventerò il porno attore più famoso dell’universo. Te lo prometto”
“Tesoro, va bene. Ma promettimi anche che continuerai a rimanere scemo. Fallo per tuo padre”
“Mamma, te lo prometto”

Fu così che, una mattina, Lele Fante si presentò alla stazione di Brumate, mostrò l’ambaradan per comprarsi biglietto, patatine, acqua e ciupa ciupa, prese posto sul vagone e si addormentò, il sonno degli scemi, senza neanche una preoccupazione.

Quando si svegliò, era arrivato alla stazione di Zurigo: Gabriele era troppo scemo anche per prendere il treno giusto. Non se ne accorse mai, non capendo una parola di svizzero tedesco.

Lele Fante vive ancora a Zurigo, dove è felicemente sposato con Regula, una svizzera convinta che il gruviera abbia origini aliene. Ha sette figli, tutti scemi, e fa il cameriere in una pizzeria italiana. Lo stato italiano non lo considera un cervello in fuga.

A lui il grande poeta Hans Peter Colannino, autore dell’epopea di Gino il contadino, ha dedicato questi versi:

Lo scemo del villaggio, Gabriele Fante
era solito mostrar l’uccello gigante
una proboscide da record, strabiliante
che gli valse il soprannome di Lele Fante

Le donne lo amavano, pagavano a ore
per esser sbattute dal suo turboreattore
ma un solo pensiero lui serbava nel cuore
“L’ho promesso alla mamma, farò il pornoattore”

Salì sul primo treno diretto a Milano
tutto eccitato si sedette, il pene in mano
poi gridò: Brumate, grazie al mio banano
tornerò imperatore, del sesso sovrano

Purtroppo scemo era, così sbagliò stazione
a Zurigo chiese ‘Piazza Conciliazione?’
capì solo Grüezi, il saluto del cantone
strano, pensò, nella città del panettone

Allora, spavaldo, tirò fuori l’arnese
Regula, svizzera di origine pugliese
una bella e tonta ragazza di paese
Lo vide e, senza esitazione, se lo prese

Da allora Lele Fante fa il cameriere
una famiglia di idioti da mantenere
a volte sul Limmat lo potete vedere
ai turisti mostrare il suo grande potere