L’orso botanico

Al giorno d’oggi il mondo animale non ha più segreti. Sappiamo che il cane è il miglior amico dell’uomo, anche se poi non viene invitato ai compleanni. Sappiamo che del maiale non si butta via niente e che sopra la panca la capra campa. Sappiamo che all’allodola piacciono gli specchietti, che il cavallo soffre di febbre alta, la gallina vecchia fa buon brodo e che il lupo, anche se calvo, continua imperterrito con i suoi vizi.

Nonostante questo immenso bagaglio di conoscenza, ci sono ancora cose che sfuggono all’attenta classificazione degli zoologi. Mi riferisco a un particolare tipo di orso diffuso in Europa, nel Nord America e in qualche paesino del Molise.

Tutti conoscono l’orso polare, l’orso panda, il grizzly, l’orso bruno e il nuoto a d’orso. A pochi, però, è capitata la fortuna di imbattersi nell’orso botanico.

A prima vista, questo animale sembra un orso comune: corpo tozzo, testa massiccia, occhi piccoli, la fotocopia del cugino di mia madre. E invece, un abisso lo separa dalle altre specie di orso.

Infatti, mentre questi mammiferi sono generalmente animali onnivori, cioè mangiano un po’ di tutto (tranne la pizza con l’ananas), l’orso botanico è rigorosamente vegetariano. Non solo, ma è anche attratto sessualmente dalle piante, cosa che lo ha portato nei secoli precedenti vicino all’estinzione.

Putrtroppo, il suo, è un amore spesso non ricambiato. Il rifiuto scatena in questo animale degli impulsi irrefrenabili che lo spingono a cibarsi dell’oggetto del suo desiderio.

Il poeta Publio Virgilio Marone, famoso per le Bucoliche nonché per le sue, di coliche, che lo rendevano poco propenso alla vita sociale, sperimentò in prima persona lo strano comportamento dell’animale. Piuttosto colpito, gli dedicò alcuni versi memorabili:

Ho incontrato adesso un orso
Dilaniato dal rimorso
Per aver mangiato un fiore
Che rideva del suo amore

Il suo affetto per le piante
È sparito nell’ istante
In cui il fiore poco grato
Nel suo stomaco è spirato

Ora vaga tra gli arbusti
E si chiede se i suoi gusti
Che lo han fatto innamorare
Sian più adatti al desinare

Si domanda se sia giusto
Copulare con l’arbusto
O se invece sia anormale
Tutto questo baccanale

Poi dal nulla saltan fuori
Dei boccioli ammaliatori
Così il dubbio è dissipato
Con un coito da primato