Quali sono i bisogni primari dell’essere umano? Mangiare, bere, dormire, leggere la Gazzetta dello Sport e soffiarsi il naso. Tranne per i miei figli, che avendo sviluppato un talento per la speleologia, preferiscono esplorarne le cavità con le dita. Il fazzoletto, per loro, è un oggetto sconosciuto. Come per i nostri antenati.
Sembra incredibile, ma Dio non ha creato l’uomo con un fazzoletto attaccato alle narici. Una grave mancanza, ma d’altra parte cosa aspettarsi da uno che non ha mai avuto un’influenza in vita sua.
I primi ominidi temevano il raffreddore più della morte stessa. Nel 2021, dentro alla cella frigorifera di un hotel dei Grigioni, è stata ritrovata una mummia perfettamente conservata di un nostro antenato, vissuto all’epoca del neolitico.
La mummia è stata ribattezzata Aperol Spritz in onore dell’aperitivo che ancora stringeva tra le mani. La sua caratteristica è il colore rosso arancio e il sapore dolce amaro. La mummia, invece, viene ricordata per un setto nasale gonfio come una cornamusa piena d’aria.
L’antropologo svizzero italiano Beat Cimmino, già famoso per aver spiegato in un libro come i primi Homo Sapiens, non dovendo rispondere alle continue telefonate di venditori di assicurazioni e compagnie telefoniche, avessero una vita molto più felice rispetto all’uomo moderno, ha ribadito in un’intervista a Televoluzione rossocrociata che quello era un vantaggio evolutivo.
Secondo il Cimmino, soffiarsi il naso con veemenza, tipo mia madre che sembra stia suonando il trombone nel Requiem di Verdi, poteva attirare l’attenzione dei predatori e accorciare l’aspettativa di vita.
I greci e i romani, gente che aveva inventato la filosofia, il sirtaki, Giove e il film Il gladiatore, erano molto più sofisticati. Avendo capito che certi rumori molesti andavano evitati, spurgavano i setti nasali riversando il contenuto sulle loro mani senza nemmeno utilizzare, dopo, il disinfettante. Da questo si deduce che l’usanza occidentale di stringersi la mano sia stata introdotta molto tempo dopo.
Nel Medio Evo gli starnuti venivano adoperati per tenere lontani gli assalitori dalle mura del castello, una pratica feroce e che ancora oggi è sinonimo di poca educazione.
Nel Rinascimento si scoprono le potenzialità artistiche del muco nasale. I pittori Carmelo Da Vinci, Raffaello Sazio e Michelangelo Buonarrosto lo impiegano per la preparazione dei colori a olio e sale, dipingendo capolavori per sempre immortali, come La creazione del pomo di Adamo, L’ultima cena da Mario pesce fresco e La scuola di Aniene.
Salto temporale. Milleseicento, millesettecento, milleottocento. L’educazione inizia a essere presa in considerazione e così vengono inventati i fazzoletti. Purtroppo, sono quelli in seta, cotone o cachemire, cento bombe al pezzo, che una volta che il naso è stato soffiato per bene, te li devi infilare in tasca, aspettare di essere a casa per gettarli in lavatrice, e in una settimana ci sono quindici paia di fazzoletti che aspettano di essere stirati. Dove è l’equilibrio tra vita e lavoro?
Per questo l’imprenditore tedesco Oskar Rosenfelder, il 29 gennaio del 1929, in piena epidemia di starnuti, metteva in commercio il primo pacchetto di fazzoletti di carta, i Tempo. Il nome era stato scelto proprio per ricordare a tutti i consumatori quanto fosse importante il tempo e come da quel giorno in avanti nessuno, nemmeno Salvo, il domestico calabrese di mia madre con una laurea in filosofia, avrebbero mai dovuto dedicare un minuto della loro breve esistenza a stirare una pila di fazzoletti di cotone.
Eppure, si sa, il minimo battito di ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo: il 29 ottobre del 1929, esattamente nove mesi dopo quell’invenzione straordinaria, crolla la borsa di New York.
Per alcuni analisti in cura presso l’istituto neurologico Besta, il motivo è semplice: i fazzoletti di carta invogliano la gente a soffiarsi il naso più spesso, con evidenti impatti sulla produttività.
Il professor Leonard W.Pizzigoni, che intrattiene al circo Togni il pubblico con lezioni di macroeconomia durante il numero dei leoni, è convinto che l’invenzione dei fazzoletti abbia spinto un sacco di investitori a utilizzare le banconote come bene rifugio in caso di carenza di carta, creando uno stallo economico che avrebbe portato al crollo della borsa e al famoso ciclo di pediluvi di sua nonna Rosemary Balbo.
Qualsiasi ne siano stati gli effetti, è pacifico concordare sull’importanza storica dei fazzoletti di carta che, tra l’altro, hanno il vantaggio a fine uso di poter essere appallottolati e lanciati dentro a un cestino: è proprio così che molti cestisti professionisti hanno iniziato la loro carriera.