Il fuoco è una di quelle grandi invenzioni che, insieme al sale, ha reso possibile gustare delle ottime bistecche. Prima della sua scoperta, i nostri antenati erano costretti a vivere di surgelati che leccavano come ghiaccioli e a riscaldarsi utilizzando pelli di mammut e piumoni dell’Ikea.
Il mito vuole che Prometeo, un titano che non aveva mai accettato il suo nome e che preferiva farsi chiamare Ubaldo, avesse rubato il fuoco agli dèi per donarlo agli uomini, che non avevano ancora imparato a cucinarsi una pasta decente. La cosa non piacque affatto a Zeus, il padre padrone di tutti gli dèi, un tipo iroso e dalla digestione complicata che lo fece incatenare a un palo. Ogni sera, una signorina ben poco vestita si esibiva in una danza sensuale attorno al palo, mettendo in mostra la mercanzia e facendo sbavare Prometeo come un lama mentre si prepara allo sparo dello sputazzo. Giudicata una punizione troppo severa, Zeus, su consiglio del coro greco, disoccupato a causa di un’improvvisa crisi delle tragedie greche, decise di utilizzare un’aquila. Il rapace, conosciuto nell’ambiente per essere un poco di buono, infliggeva un supplizio senza fine al povero Prometeo, lo insultava, lo derideva, gli schiacciava i punti neri sul naso e poi lo squartava come un bue, mangiandogli il fegato, così, senza neanche un goccino di olio. Il fegato poi, il giorno dopo, gli ricresceva, e Prometeo se ne lamentava, poiché avrebbe preferito una ricrescita altrettanto miracolosa dei suoi capelli, ormai sempre più radi. Così la leggenda.
La realtà, come sempre, è un po’ diversa. Tra i cinquecento e i settecentomila anni fa, l’homo erectus, un ominide che non era in grado di pronunciare correttamente nemmeno il proprio nome, iniziò a strofinare delle pietre tra di loro per cercare di accendere quella benedetta sigaretta che gli pendeva dalle labbra da quasi dieci anni. E la gente si lamenta adesso per il prezzo delle paglie. Ce ne vollero altri dieci perché si producesse una fiammella, un piccolo passo per l’ominide ma un grande passo per i piromani che infestano tutti gli anni le estati mediterranee.
Sebbene con il fuoco si possano fare tante cose, soprattutto illegali, al giorno d’oggi molti, per motivi ideologici, ma soprattutto estetici, gli preferiscono l’elettricità. Per esempio, a casa mia ho un piano cottura elettrico che, se non ci fossero sopra pentole e padelle, potrebbe essere scambiato tranquillamente per una ribalta Luigi XVI che impiega quindici minuti per far bollire l’acqua per la pasta.
“Al fuoco, al fuoco” è il tipico grido che ci ricorda che, per quanto divertente, utilizzarlo sulle tende di casa può avere effetti nefasti.