Il termometro

Chi ha inventato il termometro e soprattutto, perché? è il titolo del seminario che si è tenuto l’altro giorno a Palazzo Mezzanonna.

Relatori, il professore Timeo Mucciolo, ordinario di storia delle malattie che iniziano con la X; l’anatomopatologo Ugo Mucciolo, fratello di Timeo e presente solo per motivi di nepotismo; Gerarda Della bottarga, professoressa di misurazione comparata e campionessa di scacchi vegani (vietato mangiare il cavallo).

Il termometro ha un’origine tutta italiana. È nato infatti all’Università di Padova nel lontano milleseicento e qualcosa grazie alla sapienza e all’ingegno di Santorio Santorio, medico e filosofo, che morì suicida quando scoprì che il suo nome era uguale al cognome.

Tutto nasce dal desiderio del fisiologo di avere uno strumento che lo aiuti a raggiungere la cottura perfetta per il filetto al pepe verde. Il primo termometro funziona ad aria e ha un piccolo problema: è lungo trenta centimetri.

Questo lo rende inutilizzabile per le misurazioni rettali, anche se è molto apprezzato da alcuni gruppi che si possono incontrare online e che comunque io non frequento. Non assiduamente.

Bisognerà aspettare ancora qualche anno, qualche guerra e qualche epidemia di peste per ottenere uno strumento di misurazione più pratico, veloce, con un design da salone del mobile che non sfigura sugli scaffali della vostra libreria, tra le foto con i vostri bambini e la collezione de I grandi classici Disney.

È Daniel Gabriel Fahrenheit, protagonista di Don’t stop me now (I’m burnin’ through the sky, yeah 200 degrees, that’s why they call me Mister Fahrenheit) a introdurre nel 1714 il primo termometro ad alcol. La cosa funziona così: il signor Fahrenheit si apposta fuori dalle taverne con in mano il suo alambicco e, grazie alle zaffate esalate dai suoi concittadini barcollanti, il volume del bulbo aumenta.

Si riesce così a misurare qualcosa, anche se è un qualcosa ancora indefinito. Gli inverni teutonici sono rigidi e il signor Fahrenheit, per evitare di congelarsi la punta del naso, sostituisce l’alcol con il mercurio.

Come si sa, il mercurio non si può bere, nemmeno se si è molto assetati, e il fisico può testare l’accuratezza delle sue misurazioni comodamente sdraiato sul divano di casa sua, con una copertina sui piedi e il telecomando a portata di mano.

C’è un problema insormontabile, però. La scala Fahrenheit, che va da zero a duecentododici gradi, è comprensibile solo a un pubblico di lingua anglosassone. Tutti gli altri, quando vedono il termometro raggiungere i cento gradi, tirano fuori la carne per la preparazione della grigliata.

Per fortuna che nel 1742 il fisico svedese Anders Celsius omologa il grado Celsius, che visto che portava il suo stesso nome doveva essere un grado di parentela.

Celsius fissa a zero il punto di fusione del ghiaccio e a cento il punto di ebollizione dell’acqua. Chiunque sia in grado di preparare un piatto di pasta sa benissimo che l’acqua bolle a cento gradi.

Tuttavia, questa informazione non è servita a rendere la pasta più prelibata. Celsius, che riteneva l’Italia il paese più bello del mondo prima che diventasse un paese, ci soffrì molto.

Nel 1866 il medico e fisico inglese Sir Thomas Clifford Allbut propose la prima versione di termometro clinico tascabile. La cosa fu accolta da ovazioni, fuochi d’artificio e cori da stadio un po’ zozzoni, tutto in casa dell’Allbut.

I vicini, i coniugi Smith, disturbati dall’eccessivo baccano, disapprovarono con un sonoro ‘Oh’, accompagnato con del te servito con dei deliziosi biscottini al burro.

Il termometro dell’Allbut è quello che conosciamo tutti: lo infili per una decina di minuti sotto le ascelle oppure lo appoggi sulla lampadina bollente. Io così mi ci son fatto un mese a casa da scuola. Il termometro moderno misura la temperatura corporea dai trentasei e sei fino ai quarantadue gradi.

Ricordiamo però che, nel caso degli uomini, il punto di misurazione in cui bisogna chiamare l’ambulanza è trentasette e tre.