Le parole

Quante parole si pronunciano al giorno nel mondo? Un numero incalcolabile, soprattutto se si aggiungono quelle dette da mia madre al telefono. E però non è stato sempre così.

Quando il mondo è stato creato, non esistevano parole per descriverlo. Nessun geniale, pazzesco, totale. Una delusione per Dio, che ci aveva investito un’intera settimana.

I primi abitanti del globo terrestre emettevano solo dei gran versi e mancavano di qualsiasi raffinatezza dialettica. La versione ufficiale narra che si siano estinti a causa di un meteorite, ma in realtà a farli scomparire fu l’incapacità di comunicare tra di loro.

Le cose non migliorarono più di tanto con la comparsa dei primi ominidi, che si limitavano a urlare e prendersi a clavate. Il linguista Frederik Cerciello, che ha dimostrato come la lallazione sia più che sufficiente per i discorsi da bar, ritiene che le clavate, soprattutto quelle elargite con una certa frequenza, fossero un tentativo primitivo di codice morse che non riuscì a svilupparsi in modo adeguato a causa della fragilità delle ossa del cranio.

Bisognerà aspettare l’homo sapiens per poter assistere a uno scambio fonetico. Ci sono varie teorie sull’invenzione del linguaggio. La prima sostiene che tutte le lingue del mondo, compreso lo svizzero tedesco, discendano da una protolingua formata da solo due parole, Forza Milan, ma nessuno è mai riuscito a dimostrarlo senza ricevere una marea di legnate dai tifosi avversari.

La seconda teoria ritiene che il linguaggio si sia sviluppato dai gesti, in particolare da quello dell’ombrello. Su questo gli accademici si dividono: alcuni la ritengono una bischerata, mentre altri la difendono, se lo psichiatra curante glielo permette.

La tesi più accreditata, almeno dagli analfabeti di ritorno, ci racconta che la prima parola è nata così, per caso.

Immaginatevi la scena. Duecentomila anni fa. Forse centonovantamila. Siamo da qualche parte tra l’Africa orientale e la Grecia. È domenica, intorno a mezzogiorno, ma nessuno lo sa. I negozi sono chiusi, la tele non è ancora stata inventata e nemmeno il campionato di calcio. C’è solo un grande silenzio.

Improvvisamente, da parti opposte, sbucano due Homo sapiens. Per esigenze narrative li chiameremo Franco e Cremenzio. I due avanzano. Lentamente, fa molto caldo. Quando si trovano a tre metri di distanza, la strada curva. Cremenzio proviene da destra, ha la precedenza, ma Franco, che è una testa calda, non ne vuole sapere. Lo scontro è inevitabile.

Cremenzio vorrebbe far presente a Franco che ha la precedenza e che dunque lui è un cretino, ma non riesce ad esprimere niente perché gli mancano le parole. Non riesce nemmeno a pensarlo, quindi si limita a emettere dei grugniti.

Franco, che più che a un sapiens assomiglia a un lottatore di MMA, mostra il dito medio e poi fa partire un gancio sinistro. Cremenzio lo schiva con destrezza, fa una capriola in avanti e va a finire proprio sotto le palle di Franco, che colpisce con tutta la forza che ha in corpo.

Mentre Franco si affloscia, Cremenzio fa uscire qualcosa dalla bocca che nemmeno sa lui da dove venga: ma vaffanculo! In quel preciso istante tutti escono fuori dalle grotte, dai centri massaggi e dal caffè mammut, aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Non possono credere alle loro orecchie. La prima parola pronunciata. La prima in tutto il mondo.

Vorrebbero dire qualcosa, ma i vocaboli scarseggiano, così si limitano a ripetere quello che hanno appena sentito e in pochi secondi l’intera zona si ricopre di un coro di vaffanculo.

Nasce il linguaggio e anche la prima curva allo stadio. Sappiamo poi cosa è successo. Il linguaggio si è espanso, arricchito, e le parolacce si sono moltiplicate, permettendo alla gente di litigare come Dio comanda. Sono passati secoli, millenni, Dante, Shakespeare e Goethe, ma nulla è cambiato: il linguaggio è ancora usato dalla maggior parte delle persone, congiuntivi a parte.

Secondo un sondaggio recente tra il pubblico di Masterchef, il linguaggio è stata l’invenzione più importante della storia dell’uomo dopo la cottura al dente.