Cinquantamila anni fa non c’erano tante cose da fare, soprattutto il fine settimana. Eppure la gente, seppure con qualche pelo di troppo, era felice. Anche più dei finlandesi che, secondo i sondaggi degli ultimi anni, sono la popolazione più felice su questo pianeta e, probabilmente, di tutto l’Universo.
Le persone andavano a caccia, scopavano, imbrattavano i muri delle grotte e, poiché la sveglia non era ancora stata inventata, potevano dormire quanto volevano. Era una vita intensa, piena, priva di tutte quelle attività che ti ammorbano l’esistenza, tipo pagare le tasse o lavarsi i denti.
Donne e uomini si assomigliavano, erano entrambi rozzi, pelosi e conoscevano solo due o tre vocaboli: nichilismo, habemus papa, un attimino. I bambini, almeno quelli che riuscivano a sopravvivere, erano privi di playstation e non avevano un cazzo da fare tutto il giorno.
La storia, però, è segnata da individui eccezionali che si elevano dalla massa e grazie ai quali l’umanità compie un passo in avanti. Un passo a due se l’individuo in questione è un coreografo. Se non fosse per loro, saremmo ancora qui a spulciarci e a fissare una parete vuota, senza nemmeno il telecomando.
E invece, ecco cosa successe un bel giorno. Uhhh, figlio di Ahhh ed Ehhh, fratello di Brrr, Grrr, Trr, Ouh e Aoaouhh, si sveglia di cattivo umore. Ha dormito male, con tutta quell’afa, migliaia di zanzare e il rumore insopportabile degli ubriaconi sbranati dai predatori.
Si siede a tavola e, mentre si ingozza di cornflakes e muffin, realizza di non essere felice. Non si sente appagato. In un mondo di felici idioti, Uhhh sente di aver bisogno di qualcosa di più. Come un appetito vorace, ma non è fame. È voglia di qualcosa di buono, magari un Ferrero Rocher. Peccato non sia stato ancora inventato.
Il mondo è una valle di lacrime. Uhhh si siede in un angolo, a riflettere. I suoi fratelli urlano, ridono, pisciano sui muri e si prendono a clavate. Come è possibile tanta felicità con tutte quelle zucche vuote?
Finalmente, dopo un’altra notte insonne, Uhhh capisce che cosa vuole fare. Che cosa deve fare. Insegnerà. Filosofia, arte, quel poco che c’è di storia. Una vita senza conoscenza non merita di essere vissuta, tranne quando la mamma cucina quelle deliziose cotolette con le patatine fritte.
L’uomo senza conoscenza non è nulla e non è in grado di guidare una macchina o di capire la fisica quantistica. Così, un giorno di pioggia, una di quelle giornate uggiose che è meglio starsene nella propria caverna sdraiati sul divano a fissare i pipistrelli che ti cagano in testa, Uhhh si mette dietro al tavolo della cucina.
Eretto, lo sguardo fiero, sbatte la clava sopra il tavolo. Ton ton ton ton. La caverna è piena: ci sono i suoi fratelli, che si stanno prendendo a botte; i genitori, che stanno prendendo a botte i figli; e altri otto cavernicoli che stanno prendendo a botte tutti gli altri.
Al suono della clava, si voltano tutti. Silenzio. Fissano Uhhh. Uhhh li guarda. Loro lo fissano. Così per un’ora. Poi Uhhh apre la bocca. “Oggi parleremo dell’evoluzione della specie. L’uomo discende dalle scimmie, soprattutto voi”. Silenzio. Nessuno capisce una parola, ma ascoltano.
La lectio magistralis di Uhhh dura cinque ore. Nessuno fiata, qualcuno si spulcia. Ehhh, però, sente le palpebre appesantirsi. Prima una, poi l’altra. Sta succedendo qualcosa nel suo corpo.
Cerca di resistere a questa forza centrifuga che gli smuove le budella, ma il risultato è che si vede costretto, contro la sua volontà, a spalancare le mascelle. Ne esce uno sbadiglio epico, il cui suono echeggia per tutta la grotta e quelle successive.
È il primo sbadiglio per noia. Ora, voi penserete che il protagonista di questa storia sia Uhhh, e invece no. Infatti, alla fine della sua lezione, Uhhh viene caricato di mazzate, legato come un salame e sbattuto sotto la pioggia, nel bosco. “Valle a raccontare alle scimmie, queste panzanate!” gli urla uno degli esagitati.
Di Uhhh non si sa più niente. Quello che sappiamo, invece, è che lo sbadiglio di noia di Ehhh è contagioso e presto centinaia, migliaia di ominidi si ritrovano a sbadigliare tutto il giorno, consci che la loro vita è una palla tremenda.
Lo sbadiglio è il primo strumento con cui l’umanità si rende conto che sopravvivere senza un televisore o uno smartphone è un’impresa complicata.