Anassimene

Il filosofo greco, vissuto a Mileto nel sesto secolo avanti Cristo, si chiamava in realtà Anassimandro. Per evitare inutili confusioni con il filosofo dell’infinito, aveva cambiato il suo nome in Ratatouille. Siccome il francese non lo conosceva nessuno, aveva deciso di farsi chiamare Anassimene, che in antico greco significa Ratatouille.

Anassimene ha scritto alcune opere in dialetto ionico, che assomiglia a una versione più comprensibile di quello bergamasco. Il suo scritto più famoso, da cui hanno tratto un telefilm di successo degli anni Ottanta, è l’uomo b-ionico.

Come tutti i filosofi di Milete, gente poco pratica che non sapeva come divertirsi il fine settimana, Anassimene se ne andava in giro in cerca di un caffè, di un perché e dell’archè, il principio originario di tutte le cose.

Lo cercava un po’ da tutte le parti e i miletesi, che erano gente di una certa cultura, lo aiutavano in questo suo arduo compito con il gioco dell’acqua fuochino fuoco. Non potevano però utilizzare l’acqua, che era già stata presa da Talete, e nemmeno il fuoco, su cui c’era la prelazione di Eraclito. Per cui, in realtà, non l’aiutavano affatto.

Alla fine, Anassimene trovò la sua archè in Daria, una ragazza poco dotata intellettualmente ma con delle curve di notevole interesse geometrico. Purtroppo, l’interesse non venne mai ricambiato e il filosofo, per ripicca, scelse l’aria come base fondante della realtà e dei palloni aerostatici.

L’aria, rarefacendosi, diventava fuoco; condensandosi, vento, acqua e terra, e con una d in più diventava Daria.

Il filosofo si interessò anche di cosmogonia. La terra era al centro del cosmo, anche se un suo rivale dell’epoca, Anassimino, riteneva fosse spostata, rispetto al cosmo, di un paio di centimetri. Inoltre, era piatta, una disgrazia per molte donne dell’epoca ma non, evidentemente, per la Terra di quel periodo e per alcuni fini teorici dei nostri tempi.