Tutti lo conoscono per le sue doti di attaccante sotto la magistrale guida dell’allenatore Oronzo Canà, ma Aristotele è stata una delle menti più innovative e influenti di tuti i tempi (in questo ci assomigliamo) nonché uno dei padri fondatori del pensiero filosofico occidentale. Con un curriculum così uno stage aziendale non glielo leva nessuno.
Aristotele nasce a Stagira nel 384 avanti Cristo. La cittadina era famosa in tutto il mondo per il suo programma preserale Ok il prezzo è giusto, condotto da Lyra Zanikis. Stagira la ruota, Stagi-ra-la. Cento, cento, cento! Che divertimento olimpico!
Rimane orfano in tenera età e viene affidato alle cure di Prosseno, il suo tutore, un uomo che aveva passato la vita a cercare il senso del suo nome. Prosseno lo spedisce all’Accademia platonica, dove il giovane diciassettenne si immerge nello studio della matematica, della dialettica e del sirtaki.
Alla morte di Platone, viene nominato Speusippo alla guida dell’Accademia. Aristotele non riesce credere che un ruolo così importante venga affidato a un uomo con un nome così orripilante. Per questo motivo lascia la scuola e ne fonda una identica a Mitilene, spacciandosi per un Platone più bello.
Vi insegna per tre anni, poi viene chiamato dal re Macedone per fare da precettore al figlio Alessandro, detto Alessandro Magno per la sua notoria voracità. Nessuno sa esattamente che cosa insegni, per tre lunghissimi anni, al principe, anche se alcuni ritengono plausibile il famoso modulo a bizona cinque-cinque-cinque.
Nel 335 avanti Cristo si trasferisce ad Atene perché la vita sulle isolette, d’inverno, è una palla mortale, e fonda la sua scuola, il Peripato, dove maestro e discepoli conversano camminando e il primo che si ferma viene espulso e costretto a fare il venditore di polizze per tutta la vita.
Muore nel 322 avanti Cristo a causa di problemi di stomaco (aveva mal digerito una pietanza che in potenza era una vera prelibatezza ma in atto si dimostrò un mattone peggio della peperonata con il cappuccino).
Per Aristotele, il compito della filosofia non è solo quello di tediare i liceali, ma di scoprire le cause che determinano il perché un oggetto tenda ad evolversi in un certo modo e non diversamente. Il filosofo ne individua quattro: la causa formale, quella materiale, la causa efficiente e quella finale.
Non ha idea di cosa significhino, ma a lui non interessa, tanto lo spiegherà il Moravia nella sua Storia della filosofia. A queste ne aggiungerà una, la causa civile, per porre un freno a tutte quelle persone che lo citavano senza attribuirne la fonte.
L’ontologia è lo studio dell’Essere in quanto tale. Una piccola diatriba lo vede protagonista con il movimento femminista che vorrebbe che cambiasse l’Essere in la Essere. Aristotele risponde con una pernacchia ontologica che è ancora oggetto di interpretazione.
Mentre la conoscenza dell’Essere è sempre valida e universale, quella degli enti è soggetta a generazione e corruzione. Basti pensare all’elenco degli enti che abbiamo sul territorio italiano per capire come il filosofo avesse già capito come funzionano le cose nel nostro paese.
La materia contiene in sé una possibilità che tende a mettere in atto in virtù di una entelechia, che non è una malattia inguaribile ma una ragione interna che fa evolvere gli organismi secondo leggi proprie.
Detta così, sembrerebbe che lo stagirita consumasse troppi allucinogeni; certo, la sostanza era uno dei dieci predicamenti dell’essere, ma non è la sostanza a cui state pensando in questo momento. Lasciatemi esemplificare il suo pensiero con un esempio.
Dario, nome di fantasia di un mio cugino di quarto grado Vittore V., aveva un grande talento per la musica. Suonava il violoncello dall’età di dieci anni e in potenza avrebbe potuto diventare un grandissimo violoncellista. Poi però decise di abbandonare gli studi per dedicarsi al commercio di orecchini ecosostenibili, e adesso munge le mucche in una fattoria dell’Oberland bernese e non è mai stato così felice. La sua entelechia vendeva a dieci euro al grammo.
Dall’ontologia si fa presto a passare alla teologia. Dio è la causa prima di ogni movimento, anche di un movimiento sexy, un movimiento sexy, una mano en la cintura.
È il motore in quanto meta finale a cui tutto tende, anche se il mio bisnonno mi diceva sempre che più di un motore o un carro di buoi tira… tira…appena mi viene in mente.
È immobile, come Ciro, in quanto causa incausata. In lui non avviene il passaggio dalla potenza all’atto perché la potenza senza il controllo è nulla e chi è che controlla Dio? Nessuno, quindi rimane l’atto puro che, in quanto perfezione, pensa solo a un oggetto perfetto quanto lui, cioè pensa a se stesso e non agli altri.
Secondo il DSM ci troviamo davanti a un disturbo della personalità narcisista con manie di grandezza. D’altronde, non deve essere facile essere cause prime.
Sul piano gnoseologico, Aristotele sembra essere convinto che ci siano vari gradi del conoscere. All’inizio la mente dell’uomo è una tabula rasa, vuota, priva di idee, e così rimane fino a quando i genitori, arrivato a quarant’anni, decidono di sbatterlo fuori casa per fargli avere la sua dose di esperienza sensoriale.
Al grado più infimo di conoscenza troviamo la sensazione, seguita dalla fantasia e dall’intelletto potenziale, che è il classico il ragazzo è intelligente ma non si applica.
Un paio di punti sopra in classifica abbiamo l’intelletto attivo, che grazie all’intuizione riesce a vedere l’essenza in atto, ovvero la forma.
Dall’intelletto si distingue la logica, che è prettamente deduttiva e che il filosofo elabora ispirandosi liberamente a Sherlock Holmes. Le leggi che guidano la logica sono esposte negli Analitici primi e sono il principio di identità (Lea è identica a una foca anche se i suoi baffi sono molto più spioventi) e il principio di non contraddizione (non è possibile contraddire mia moglie a meno che non si voglia ricevere un paio di padellate in testa). I
l sillogismo è, per Aristotele, la forma fondamentale del ragionamento logico ed è sempre vero, a condizione che le premesse lo siano. Per esempio, tutti gli uomini sono mortali, tutti i Greci sono uomini, quindi tutti i Greci sono mortali è chiaramente falso perché i Greci sono anche donne.
Un sillogismo corretto sarebbe tutti gli uomini sono uomini, tutti i Greci amano il Sirtaki, quindi quest’estate vado in vacanza a Mikonos. La dialettica, al contrario, non necessita di premesse vere ed è semplicemente l’arte di prevalere in una discussione. Chiedete a mia moglie, lei è una campionessa.
L’etica aristotelica riguarda la condotta da tenere per avere un’esistenza felice. È felice chi realizza la propria essenza praticando tre forme di vita: quella edonistica, incentrata sulla cura del proprio corpo, la manicure e un’adeguata ceretta; quella politica, che dopo un’intera legislatura assicura una pensione a vita; quella teoretica, basata sulla conoscenza della verità, che è una gran cosa anche se non ci si può pagare l’affitto.
L’uomo deve essere in grado di assecondare le tre potenzialità dell’anima, che sono quella vegetativa, che spinge l’uomo a non alzarsi dal divano se non per questioni di vita o di morte; quella sensitiva, che per cinquanta euro ti legge la mano e ti predice il futuro; quella razionale, senza filtro, sette euro al pacchetto dal tabaccaio.
La concezione aristotelica dell’universo è piuttosto classica: terra al centro e donna ai fornelli. Gli elementi fondamentali sono quattro, acqua, aria, terra e fuoco, e ogni elemento possiede almeno due degli attributi della materia, ovvero l’umido e il secco, con il relativo raccoglitore della differenziata, e caldo e freddo più miscelatore.
Ogni elemento tende a ritornare nel proprio luogo naturale, ovvero terra e acqua verso il basso, fuoco e aria verso l’alto e homo sapiens verso il divano. Oltre alla Terra c’è un quinto elemento, l’etere, invisibile, eterno, privo di massa, che venne utilizzato per fondare la facoltà di L’etere e filosofia.
Aristotele era convinto che l’universo fosse finito e che alla fine dell’Universo ci fosse una mezza pensione per darsi una lavata e mangiare due cose prima di tornarsene indietro.
La fortuna di Aristotele è legata a quello che ha scritto e, soprattutto, a quello che non ha scritto. Gli arabi ne andavano pazzi durante il Medioevo, tant’è che dovettero creare una legge apposta per evitarne un consumo eccessivo. Immensa fu la sua influenza sui pensatori delle epoche successive, come Tomaso D’Aquino, e sul mio barbiere, che ritiene robusta la teoria gnoseologica dello stagirita, anche se per lui la vera forma della conoscenza è nascosta nei bulbi piliferi.
Possiamo affermare che Aristotele è famoso come la pizza margherita, anche se meno buono.
Se Aristotele è meno buono della pizza margherita e l’ananas è dolce, Aristotele è meno dolce dell’ananas. Capito., Grazie.