Gorgia

Il filosofo, originario di Lentini, nel siracusano, fu registrato all’anagrafe come Orgia, a imperituro ricordo del momento in cui era stato concepito.

A dodici anni compiuti il filosofo, per evitare fastidiosi imbarazzi, decise di aggiungere una G al suo nome. Orgiag. Il padre, Carmantide, ne fece una malattia (quasi peggio di quella volta in cui gli dissero che aveva un nome da scimunito) e perì sotto il peso delle consonanti.

Orgiag, per onorare il doppio mento del padre, divenne Pappagorgia. Gorgia per gli amici. Inizia così il suo amore sfrenato per le parole, che lo porterà nell’olimpo degli oratori.

Con la sua memorabile parlantina, era riuscito a fare abbastanza soldi con cui comprarsi venti metri quadrati a City life. Il filosofo se ne andava in giro bullandosi di poter discorrere di qualsiasi cosa: il tempo, il senso della vita, la ricetta per la carbonara perfetta.

In Encomio di Elena, sostiene che Elena non è la causa della guerra di Troia. Vero, aveva tradito Menelao, ma a sua discolpa, chi vuole passare il resto dei suoi giorni insieme a uno che si chiama Menelao?

Nell’opera Sul non essere, Gorgia sostiene che Nulla è e se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile e se anche qualcosa fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile agli altri, un’affermazione che fece ridere molto Socrate, anche se nessuno è mai riuscito a capire il perché.

Per il filosofo quindi solo il nulla è, ma se il nulla non è nulla, allora non può essere, perché se fosse non sarebbe più il nulla, ma qualcosa, e allora in questo caso sarebbe da dichiarare all’agenzia delle entrate.

Per Gorgia l’unica consolazione a quella grande tragedia che è la vita è la parola, anche se sono ancora molti quelli che le preferiscono un sostanzioso conto in banca.