Lo scetticismo è una corrente filosofica fondata da un paio di tizi che se ne stanno al bar dell’Alfonso a bere bianchini tutto il giorno e che sostengono che tutto è relativo e che la signora Adelina, titolo di studio quinta elementare, può discutere sui social di virus tanto quanto Giuseppe, luminare di virologia.
Ci sono due tipi di scetticismo anche se, essendo scettico di natura, non se sono poi così convinto:
- Lo scetticismo ellenistico
- Lo scetticismo moderno
Lo scetticismo ellenistico si divide in pirronismo, media accademia e neo-scetticismo.
Il pirronismo deve il suo nome a Pirrone, vissuto tra il quarto e il terzo secolo avanti Cristo. Tutto nasce dalla sfiducia che il filosofo, originario di Elide, iniziò a dimostrare verso la sua fonte originaria di certezze: i genitori.
Disgustato dal nome che gli era stato dato, e incapace di comprendere che cosa avesse spinto i suoi genitori a chiamarlo in questo modo, Pirrone sviluppa una dottrina che sostiene l’impossibilità di conoscere una realtà sempre mutevole. Il saggio deve starsene muto, soprattutto quando parla sua moglie.
Non essendoci conoscenza, non esistono azioni considerate buone in sé. Perciò, il saggio può raggiungere il distaccamento delle passioni e, se vuole, anche quello della retina, tanto il succo non cambia: l’imperturbabilità porta alla felicità che, come cantava lo scettico di Cellino al mare (citando anche Eraclito), “è un cuscino di piume, l’acqua del fiume che passa e che va”.
Pirrone dimostra come la vita possa avere un senso anche senza una verità di base e un balsamo per ridare volume a capelli secchi e sfibrati.
Mentre lo scetticismo di Pirrone viene considerato relativo e non nega l’esistenza del mondo reale, nella seconda serie, trasmessa con successo da Netflixeus, i filosofi scettici si fanno più radicali, protestano in piazza, occupano palazzi e sostengono l’inesistenza di ogni principio di conoscenza. Il saggio, secondo questi filosofi, deve sospendere ogni giudizio sulla realtà, e di certo non può essere chiamato come giudice ai concorsi di bellezza canina.
Non rimane che il rifiuto della catalessi, ovvero dell’assenso a qualsiasi affermazione sulla realtà. Ricordiamo il famoso film Torna a casa catalessi che, essendo un film radicalmente scettico, non è stato potuto essere giudicato in maniera razionale. Ci si è dovuti accontentare di una sonora pernacchia di un critico cinematografico dogmatico.
Se allora la ragione non può conoscere nessuna verità, su che cosa si baserà l’etica? E allora neanche la morte e le tasse sono più una certezza?
Il saggio conosce la verità, e perciò sa cosa deve fare: buttare il sale quando l’acqua bolle e mai aggiungere parmigiano sopra la pasta con il pesce. Il popolo, invece, che non è in grado di afferrarla, questa verità, più per pigrizia che per altro, deve essere guidato dal dovere.
Qualcosa deve essere andato storto se ci ritroviamo oggi con la pizza Hawaii.
Gli scettici di questo periodo si accorgono però che anche lo scetticismo ricade nel dubbio radicale e si ritrovano così senza un lavoro. Non sapendo fare nulla, si dedicano alla politica.
Gli scettici successivi sono ancora più estremisti dei loro predecessori e sostengono che nulla può essere sostenuto, creando un paradosso che permetterà loro di diventare ospiti fissi ai talk show del martedì sera.
Arriviamo allo scetticismo moderno. Per Montaigne, famoso per i suoi Saggi che tutti citano ma nessuno ha mai letto, non esistono leggi universali. Prova ne è, ancora, l’esistenza della pizza con l’ananas.
Cartesio utilizza la figura del genio maligno per arrivare alla negazione dello scetticismo. Ipotizza che nulla sia vero, tranne le verità matematiche e che la cotoletta con le patatine è una gran bontà. Poi ci aggiunge la figura del genio maligno, un tizio che si divertirebbe a ingannarci con tutte queste regole matematiche e logiche. Fosse vero, dovremmo fare causa per gli anni persi a risolvere funzioni di primo grado.
È il dubbio iperbolico che Cartesio risolve con il famoso Cogito ergo sum: se vengo ingannato, dubito di essere ingannato, ma se dubito, allora penso, e se penso, allora sono, e se vengo ingannato, allora sono; quindi, l’inganno è il fondamento di tutto. Mi sono perso nei passaggi logici, ma se la logica è un inganno, non posso farci niente.
Hume si infila per un pelo nella corrente scettica perché ritiene la conoscenza sempre probabile, mai certa. L’io non esiste, è solo un palcoscenico su cui si succedono le sensazioni, un’affermazione molto utile nel caso ci si debba difendere in tribunale. Anche il mondo esterno, nella sostanza non esiste, così come Dio. Si capisce allora come mai sia possibile l’esistenza della pizza con l’ananas che tanto, alla fine, è solo un fascio di percezioni.
Hegel, il grande filosofo che ha fatto addormentare milioni di studenti, tesserà le lodi dello scetticismo, considerandolo indispensabile per il progresso della filosofia e un toccasana per i dolori reumatici.
Che cosa rimane oggi dello scetticismo? Un certo atteggiamento di fondo che ha pervaso gran parte del corpo docenti, secondo i quali gli studenti non sono in grande di conoscere proprio un bel niente.