Parmenide nacque a Elea, in Magna Grecia, tra il VI e il V secolo avanti Cristo. A parte questo, della sua vita non sappiamo quasi niente. Per esempio, ignoriamo quanto fosse alto, se indossasse i sandali con i calzini bianchi e se preferisse i Beatles ai Rolling Stones.
Quello che sappiamo, invece, è che ha scritto una sola opera in esametri, Sulla natura, della quale ci sono giunti diciannove frammenti. A dirla tutta erano ventuno, ma due sono stati rubati e rivenduti a qualche collezionista di verità esistenziali.
Parmenide è considerato il fondatore dell’ontologia. Per chi non sapesse che cosa sia, l’ontologia, che non va confusa con la brontologia e nemmeno con l’antologia, quella di italiano, è lo studio dell’essere in quanto tale.
Per esempio, che cosa è l’esistenza ed è una proprietà reale in un influencer? La realtà è così come ci appare oppure c’è un abuso di filtri?
Il grande filosofo presocratico, contrapponendosi a Eraclito, sostiene che i mutamenti del mondo sono illusori e afferma la realtà dell’Essere, un Essere immutabile, immobile, finito, che assomiglia in modo straordinario a mio cognato.
Va bene, mi avrebbe domandato mia nonna, ma allora che cosa è questo Essere? Parmenide, che non era un maestro in quanto chiarezza di esposizione, ci racconta che l’essere è, e non può non essere, mentre il non essere non è, e non può essere.
Che cosa significa? Niente, sarebbe stata la risposta di mia nonna, che vi avrebbe messo in mano una pala e invitato ad adempiere a delle attività più terrene. Ma non è così.
Il filosofo eleatico vuole farci sapere che nulla può essere creato dal nulla, tranne i contenuti pubblicati sui social network. Fuori dall’Essere non può esistere nulla e il divenire è una mera illusione.
Allora se le cose stanno così, come è possibile che, se l’Essere è e il non Essere non è, ci sia ancora gente che crede al divenire e ritiene possibile la pizza con sopra l’ananas?
Il problema è che gli uomini, invece di seguire la verità, si lasciano guidare dall’opinione e si sa che l’opinione guida male e non è nemmeno in grado di parcheggiare.
Il risultato è che, in questo modo, giudicano la realtà dall’apparenza, senza neanche approfondire la conoscenza, e magari scoprire che, dietro a tutta quella apparenza, c’è un cuore che batte forte, un cervello che pensa, un bel conto in banca. Realtà, questa sconosciuta.
Di conseguenza l’errore è un’illusione, non esiste, non gli si può trovare una ragione e a questo punto farei ricorso contro tutti quei voti insufficienti che mi sono dovuto sorbire durante gli anni del liceo e che non hanno nessuna ragione di esistere.
A causa di tutta questa logica e della sua diffidenza verso la conoscenza empirica, Parmenide è considerato un filosofo razionalista nonché padre di tutti quei razionalismi che nel Novecento porteranno allo scoppio delle due guerre mondiali. D’altronde, si sa, le lotte tra intellettuali sono sempre quelle più spietate.