Protagora nacque intorno al 490 avanti Cristo in Tracia, che nessuno ha la più pallida idea di dove diavolo sia. Nonostante il suo nome ricordi quelle associazioni che si battono a favore di qualcosa, rimase umile e, in gioventù, si sostenne economicamente facendo il facchino.
Il suo pensiero può essere riassunto in una frase che ha acquisito fama imperitura (seconda solo a Campioni del mondo!), e ha scavalcato la classifica delle frasi e degli aforismi più famosi del mondo “L’uomo è misura di tutte le cose”. Che cosa significa?
Ci sono tre interpretazioni. La prima sostiene che la verità oggettiva cambia a seconda di chi la interpreta. La seconda, che appartiene alla filosofia del Novecento, asserisce che sì, la verità è relativa, ma muta a seconda delle convinzioni socioculturali e della comunità in cui si vive. La terza dichiara che “La verità ti fa male, lo so” e che comunque con l’uomo risulta piuttosto difficile misurare l’altezza della torre Eiffel, un blazer e la lunghezza del pene a riposo.
In mancanza di un principio ultimo e universale, la parola la fa da padrona ed ecco il motivo per cui la retorica, ovvero l’arte di persuadere le persone se non si è dotati di due vanghe al posto delle mani, assume una rilevanza prima del tutto sconosciuta.
Protagora elabora così le antilogie, discorsi contraddittori su un medesimo argomento. Per esempio, il bicchiere che sembra mezzo pieno o mezzo vuoto; la corazzata Potemkin, capolavoro di Eisenstein oppure cagata pazzesca; l’ananas sopra la pizza, anche se in questo caso bisognerebbe evitare di cadere nel relativismo etico e vietarla semplicemente per legge.
Possiamo considerare Protagora come uno dei primi pensatori agnostici della storia. Ecco cosa scrive nell’opera Sugli dèi: “Intorno agli dèi non ho alcuna possibilità di sapere né che sono né che non sono”. Soprattutto, non aveva alcuna possibilità di ricordarsi tutti i nomi delle divinità greche a parte Apelle figlia di Apollo ma solo per la storia della palla di pelle di pollo.
Secondo Diogeno Laerzio, gli ateniesi, che avevano un certo caratterino nonostante tutto quello yogurt con il miele, non riuscirono a perdonargli questa ostentazione di agnosticismo e, con delle sonore pedate, lo costrinsero ad abbandonare la città. Morì durante un naufragio, nel tentativo disperato di superare Luna Rossa.
Per il Reale, le notizie giunteci da Laerzio non sono attendibili e il filosofo invece sarebbe morto schiacciato da una porzione gigante di souflaki mentre cercava di perorare la causa del cappuccino dopo mezzogiorno.
Apelle, figlio di Apollo, fece una palla di pelle di pollo, e tutti i pesci vennero a galla perché morti.