Zenone

Di Zenone, vissuto nel V secolo avanti Cristo, si sa ben poco. Platone lo descrive come alto e di bell’aspetto, Plotino come basso ma di bell’aspetto e mia nonna dice che assomigliava a mio zio ma su questo gli esperti si dividono.

Il biografo ufficiale di Zenone, di cui pure si sa ben poco, racconta che il filosofo amasse la pizza con l’ananas sopra, ma pare fosse una bufala. Evidente l’influenza partenopea nella scuola eleatica.

Zenone è passato alla storia per due libri. Lo Zenone e l’arte della manutenzione della motocicletta è una dissertazione sulla ricerca della base ontologica dell’essere, che viene identificata nel divano.

La coscienza di Zenone è una vera e propria indagine sulla psiche del filosofo che, dopo essere rimasto scottato da venti anni di psicoanalisi freudiana, trova consolazione nella psicoanalisi junghiana con la sua nozione di inconscio collettivo. Il filosofo scopre, dai suoi sogni, di attingere dalla figura mitologica di quell’entità per metà uomo e per metà venditore di polizze.

Tuttavia, sono i paradossi che hanno reso Zenone una vera stella nell’Olimpo filosofico. Il più famoso è quello di Achille e della tartaruga, che sostiene che se il semidio parte dopo il rettile, non sarà mai in grado di raggiungerlo.

Per centinaia di anni intellettuali, matematici e gente che non aveva altro da fare hanno cercato di trovare una soluzione al rompicapo. L’unico che ci è riuscito è stato Gauss, matematico, astronomo e fisico tedesco che per primo ha ipotizzato che la ragione fosse da addurre al traffico alle pendici del monte Olimpo.

Che cosa voleva comunicare Zenone con la sua storiellina? Che il movimento è illusorio e porta a contraddizioni logiche. La realtà è immobile e quindi bisognerebbe smetterla una volta per tutte di correre come matti per cercare di raggiungere il treno che sta per partire, perché tanto il treno non lascerà mai la stazione di partenza.

Di questa teoria Trenitalia ne ha fatto un cavallo di battaglia.