Il 27 giugno del 1986 tre amici, arrivati qualche settimana prima dall’Italia, stavano risalendo il Rio delle Amazzoni a bordo di un piccolo battello a motore.
Erano già diversi giorni che navigavano, ammirando la folta vegetazione e il lento incedere del fiume. Tutto sembrava procedere come previsto, fino a quando il battello fu investito da un piccolo tsunami, provocato da uno starnuto di un indios della tribù dei nasoloni.
I membri di questa tribù si distinguono per il fatto di avere un corno svizzero al posto del naso. I loro starnuti sono accolti dall’altra parte del mondo, nei villaggi alle pendici delle alpi svizzere, con degli entusiastici jodel.
In Amazzonia, invece, le onde d’urto provocate da questi starnuti causano delle onde anomale che trasformano l’imponente fiume in una gigantesca centrifuga.
Ed è così che i nostri tre amici si ritrovarono improvvisamente catapultati fuori dalla loro imbarcazione. Furono soccorsi da un gruppo di pescatori di rane che aveva assistito a tutta la scena, applaudendo con fragore alla perfetta entrata in acqua dei tre amici, a cui diedero un bel nove.
Una volta a bordo, si sdraiarono al sole per asciugarsi e si accorsero che ne mancava uno. Cercarono di capire chi, poi finalmente si ricordarono di Andrea, così taciturno che a volte ci si dimenticava della sua presenza. Lo chiamarono. Invano.
Dopo due giorni incominciarono a preoccuparsi.
“Dino, non gli sarà successo qualcosa?”
“Tipo?”
“Magari ci ha perso di vista”
“Magari”
“O magari ha sbattuto la testa ed è morto”
“Magari”
“O magari…”
“Magari”
Insomma, non riuscivano a raccapezzarsene. Il terzo giorno notarono qualcosa galleggiare a pochi metri dalla barca. Si avvicinarono e videro una specie di enorme bozzolo da cui pareva uscissero alcuni suoni senza senso. Si avvicinarono di più.
“L’estate sta finendo/E un anno se ne va…”
“I Righeira…Dino, che cos’è secondo te?”
“Prima tu”
“No, dai, prima tu”
“Mhh… secondo me è lo stesso che pensi tu”
“E che cosa penso io?”
“Dimmelo tu”
“No tu”
Andarono avanto così per un’ora, poi si decisero a issare a bordo il bozzolo cantante. Armati di un coltellino svizzero, in poco meno di un paio di ore riuscirono ad aprire il bozzolo. Dentro c’era il loro amico Andrea intento a cantare l’intero repertorio dei Righeira.
Quando vide i due amici, si commosse un po’, anche se non ne volle sapere di uscire dal bozzolo. Affrontare la realtà era molto più spaventoso di quello che gli era capitato.
Raccontò che, mentre si trovava in acqua, era stato attaccato da un branco di pesci che lo avevano avvolto dentro a una specie di ragnatela. Da lì in poi l’unica cosa che si ricordava era la canzone dei Righeira.
A viaggio concluso, il giorno prima della partenza, i tre si recarono al Centro zoologico di Manau per capire da quale specie di pesci fosse stato attaccato il loro amico.
Lì incontrarono Duilio Gabriel Placido Sobrinho Soares Livieiro dos Santos, un biologo la cui tesi del dottorato di ricerca aveva preso in esame il rapporto tra lunghezza del nome e l’evoluzione della specie. Fu molto sorpreso nell’ascoltare la loro storia e disse che erano anni che non si registrava un attacco di piragni.
I piragni erano una specie di pesci che discendeva da un piraña rimasto orfano e che era stato adottato da una coppia di ragni. L’aggressività della specie non era venuta meno, ma invece di dilaniare la preda, la infagottavano con delle ragnatele che avevano imparato nel tempo a produrre, insieme a dei buonissimi bignè.
Il loro amico doveva ritenersi fortunato: solitamente i piragni immobilizzavano la loro vittima dentro a un bozzolo, poi lo portavano in giro sventolandolo come un trofeo e, una volta invecchiato a dovere, lo mangiavano in abbinamento con un’ottima bottiglia di Merlot brasiliano.
Gli amici ringraziarono il biologo, tornarono al loro Paese e, giunti a destinazione, si accorsero che Andrea non era lì con loro. Era davvero un tipo taciturno.